di Simone Pesci
Rose rosse, fiori e un momento di memoria storica da continuare a tramandare nel corso degli anni. Come ormai da tradizione, le istituzioni cittadine hanno deposto lunedì mattina una corona di alloro sulla rotonda di corso Isonzo, intitolata ai martiri delle foibe e agli esuli istriani e dalmati.
Insieme a Flavio Rabar, presidente del Comitato provinciale ferrarese dell’associazione Venezia-Giulia e Dalmazia, erano presenti il sindaco Tiziano Tagliani, il prefetto Michele Campanaro e una delegazione delle forze dell’ordine al gran completo. Fra loro anche gli studenti e una rappresentanza di esuli, fra cui la figlia di Antonio Farinatti, maresciallo capo della brigata di Parenzo della guardia di finanza, al quale è stato intitolato un libro, infoibato nell’ottobre del 1943.
“La violenza che ci fu in quei territori è ormai nota a tutti”, ha esordito Rabar che ha ricordato come “dopo la seconda guerra mondiale, ma anche prima, nel 1943, ulteriori nazionalismi portarono a conflitti” dai quali scaturirono dapprima l’occupazione “dell’Istria da parte delle truppe titine”, che sfociò in seguito in una “caccia all’italiano”.
“Fu una vera e propria pulizia etnica”, mossa da “vendette per questioni personali e odio politico”, ha poi proseguito Rabar. E così, nel “Giorno del ricordo” si ricordano non solo “le migliaia di morti, ma anche il dramma dell’esodo e la vita del campo profughi”.
E una comunità che secondo il presidente del Comitato provinciale ferrarese dell’associazione Venezia-Giulia e Dalmazia, ha saputo reagire: “Il nostro attaccamento alle origini non ha fatto in modo di estraniarci dalla società. Ognuno di noi ha fatto la propria vita, si è comportato in modo onesto e corretto”.
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