Politica
6 Febbraio 2019
L'annuncio di Francesco Vinci durante l'assemblea pre-congresso: "Ce la mettiamo tutta ma siamo pronti, passo indietro col no al civismo di Calvano, non ha ancora imparato dal 4 marzo"

Articolo Uno-Mdp prepara lo sfratto al Pd per le amministrative

di Redazione | 5 min

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Articolo Uno – Mdp prepara la scissione alle amministrative dal Pd per creare una lista civica — ovviamente di sinistra, progressista, aperta — da presentare alle elezioni con un proprio candidato sindaco se questo non accetterà l’idea di una coalizione che li includa e che abbia un candidato civico e non con la tessera in tasca. Nulla di definitivo, certo, ma il solco è più che tracciato e quello che arriva all’assemblea provinciale che il partito ha tenuto martedì sera a Pontelagoscuro in vista del congresso previsto a marzo è davvero l’ultimo avviso ai democratici, non fosse altro che l’impasse alla costituzione di una coalizione unitaria viene annunciato pubblicamente.

I problemi emergono nel giro di pochissimi minuti, enunciati da Francesco Vinci nel primo intervento della serata — aperta anche alle associazioni e che vede la partecipazioni di rapresentanti del mondo del sociale, della Fiom e di Legacoop Estense — al centro sociale ‘Il Quadrifoglio’ davanti a una quarantina di convenuti.

“Al congresso di marzo dovremo dare un nuovo nome e un nuovo simbolo per un nuovo soggetto politico per una nuova proposta dopo la deludente esperienza di Liberi e Uguali, non commettendo l’errore di dare l’idea di voler mantenere le rendite di posizione dei gruppi dirigenti, questa sarebbe una grande sconfitta”, è il primo commento di Vinci sulle vicissitudini nazionali, “e dobbiamo colmare questo vuoto di un partito di sinistra con un Pd che ha tradito le aspettative degli elettori di sinistra. Dovremo essere autonomi ma non autosufficienti e contrapposti pregiudizievolmente alle forze progressiste, però chiediamo una forte discontinuità. La questione ‘Renzi sì o Renzi no’ la lasciamo ad altri che si sono seduti a mangiare i pop-corn mentre il sistema Paese vive una delle peggiori fasi regressive degli ultimi vent’anni: la discontinuità si rappresenta col cambio delle politiche degli ultimi governi di centrosinistra sul lavoro, sulla scuola, sull’ambiente e sull’immigrazione”.

Per Vinci quindi le colpe del centrosinistra ci sono eccome, anche e soprattutto sull’immigrazione dove “abbiamo fatto sì che si insinuasse nel Paese un sentimento di insicurezza sociale specialmente nelle classi meno abbienti, creando una miscela esplosiva che ha comportato al vittoria della destra peggiore e, soprattutto, dei Cinque Stelle. La Lega ancora cavalca l’immigrazione come problema prioritario quando a fronte di 23mila arrivi abbiamo avuto 285mila concittadini che sono espatriati principalmente per questioni lavorative. L’immigrazione è stata gestita male anche dai governi precedenti, ma noi diciamo no all’equazione immigrazione uguale delinquenza puntando sull’accoglienza diffusa e sul rispetto della legge”. E poi: “I veri problemi del Paese sono che cresce la povertà e cresce il lavoro precario mentre cala quello stabile. Questi sono gli effetti di politiche anche degli ultimi governi di centrosinistra, che oggi poi è alla ricerca di assurde alleanze in vista delle elezioni”.

Se non ci fossero abbastanza doglianze nei confronti del Pd inteso come ente monolitico per giustificare almeno qualche difficoltà di comprensione e di fiducia con i suoi attori, al netto comunque dell’attesa per la conclusione del congresso dem per vedere che aria tirerà in seguito, seguono tutti gli scontri locali: “Anche a Ferrara le amministrative saranno un banco di prova importante. Noi vogliamo costruire una larga coalizione civica con un programma di forte rinnovamento che possa arginare la cavalcata della destra in città che dalle sue prime uscite mostra la sua bassezza annunciando liste di proscrizione e l’abbandono di eventi culturali che hanno fatto la storia di questa città. Noi abbiamo intrapreso un confronto con il centrosinistra e le associazioni, ma dopo il passo avanti del Pd su un candidato civico abbiamo dovuto registrare un cambio di rotta deciso dal segretario regionale, segno di un partito ancora diviso e che non ha capito la lezione del 4 marzo”. Quindi, conclude Vinci, “noi rimaniamo fermi allo schema delle regionali dell’Abruzzo e della Sardegna, e anche in città si stanno creando nuovi laboratori importanti e il nostro compito è di interloquire con queste realtà”.

Parole dure su più fronti che sanno di ultimatum, anche se a margine dell’assemblea lo stesso Vinci ammorbidisce un po’ i toni — “noi ce la mettiamo tutta, ma nel caso siamo pronti”, dice —, facendo infine sapere che non ci sono al momento contatti con altri civici (ovvero quelli già candidati) e che nel caso non si tratterebbe di un’aggregazione ad altre realtà che formate o in formazione quanto di un progetto autonomo, seppur inclusivo.

Al progetto guarda con favore anche Emanuele Farinelli della Fiom, che dopo aver ricordato i dati sulla disoccupazione provinciale e sui tassi di abbandono scolastico in provincia — “al Petrolchimico ci sono ragazzi che arrivano dopo aver fatto il corso da parrucchiere perché speravano gli desse uno sbocco professionale e invece per 840 euro si trovano ad aprire e chiudere tubature dai 22 pollici in su piene di propilene”, è una delle sue frasi più forti — sposta il sindacato un po’ più a sinistra: “Io vengo da Ostellato, la ZF erano più di vent’anni che non implementava la sospensione del sabato, e se anche proviamo a spiegare che il reddito di cittadinanza non è risolutivo e che quota 100 non è il superamento della Fornero questi non ci ascoltano perché ‘almeno ci stanno provando’. Per i lavoratori il Pd non esiste più, sono quelli che hanno distrutto l’articolo 18. Paghiamo ancora lo scotto di non aver fatto niente sulla Fornero, quando era molto difficile mobilitarsi e la Cgil fece una scelta difficile che in quel momento ritenne opportuna”.

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