Il sindaco Tagliani al Ministro dei Beni Culturali: “Le ho scritto chiedendole cortesemente un incontro sul tema del progetto di riqualificazione del Palazzo dei Diamanti”.
Riqualificazione?! Se un’impellente necessità di ‘riqualificare’ riguarda cose per nulla degradate come l’edificio preso di mira, viene spontaneo subodorare un tentativo di mistificazione, nella convinzione che sia davvero il momento di riqualificare. Ma non qualcosa, qualcuno: le persone inqualificabili.
“La bruttezza del presente ha valore retroattivo”, scrisse Karl Kraus. Deturpare un’opera antica è l’unico modo possibile per saltare a ritroso nel tempo. Per di più offre ad ogni aspirante guastatore l’opportunità di associare la propria fama alla celebrità dell’opera manomessa. Nelle madrase afgane, i talebani che hanno abbattuto le millenarie statue dei Buddha di Bamiyan sono quotati più di quelli che abbattono i mujaheddin.
Secoli fa, in ossequio alla moda, si profanò la spiritualità esplicitata nelle architetture di splendide chiese romaniche e gotiche inserendovi a forza orpelli barocchi. I fiori di plastica costano poco, costassero milioni, ci sarebbero forti pressioni per ‘riqualificare’ l’orto botanico.
Per la sua modesta dimensione il Diamanti è inadatto ad ospitare grandi Pinacoteche e mostre d’arte. Rimarrebbe tale anche dopo averlo violentato con i 600 metri quadri di allargamenti progettati. Per fortuna non sta scritto sulla Costituzione che debba albergare musei, anche se sembra crederlo l’associazione ‘amici dei musei e monumenti ferraresi’, nota per la devozione ai muretto posticcio di viale IV Novembre comportante l’abbattimento di chioschi di gelati. E per la tacita solidarietà culturale con Isis e talebani: quando mai si sono accodati in lunghe liste per firmare appelli contrari ai loro abbattimenti di antichi monumenti?
Le Corbusier affermava: “… lo scopo ultimo è di commuovere, commuovere attraverso l’effetto di mille situazioni che illuminano l’anima, la sorprendono, la appagano, la irritano, la risvegliano”. Ha fatto scuola e molti suoi discepoli si sono specializzati. Ce n’è anche a Ferrara. Per puro caso c’è capitata la porzione di specialisti che ‘la irritano’.
Paolo Giardini