Comacchio
15 Gennaio 2019
Il gruppo contrario all'insediamento riporta i parallelismi del medico ambientale Edoardo Bai con le fabbriche ceramiche di Borgotaro e Bologna

Ex Cercom, il Comitato ricorda i casi limite: “Prevenire gli scenari peggiori”

di Redazione | 3 min

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Comacchio. Mordano, Borgotaro, Comacchio, un asse della ceramica che corre dal parmense al ferrarese e lo spettro dell’inquinamento ambientale a fare da corrimano. Non stupisce che nell’ambito della strenua battaglia che parte dei comacchiesi stanno conducendo contro la riattivazione del loro gigante di via Marina, la nota Ex Cercom, si rinnovino e si rafforzino i parallelismi con situazioni al limite come quella della Borgotaro soffocata dalle emissioni in atmosfera dagli atomizzatori della Laminam.

In un quadro di accostamenti nefasti che hanno tirato in ballo perfino l’Ilva di Taranto, quelli con gli stabilimenti ceramici sono forse quelli più degni di considerazione. A soffermarsi sui due casi, quello della Laminam e quello della Florim di Bologna, è Edoardo Bai, presidente della sezione milanese dell’Isde, l’organizzazione non governativa dei medici ambientali.

“Bai ci segnala due situazioni di significativa rilevanza in relazione alle valutazioni che oggi si stanno svolgendo in merito alla Ex Cercom” raccontano dal Comitato comacchiese ‘No Fabbrica delle Polveri’. “Due casi attuali e significativi che evidenziano l’allarmante problematica delle polveri prodotte dagli atomizzatori di polveri ceramiche, previsti anche nel progetto di Sacmi a Comacchio”.

Nello specifico a Borgotaro e Bologna, dove si sono compiute analisi chimiche delle polveri emesse (di cui una persino presso l’abitazione privata di una preoccupata cittadina) i cui esiti hanno riportato “la presenza rispettivamente di uranio, quarzo e cromo nel primo caso, e altrettante sostanze pericolose e cancerogene nel secondo”.

Nel caso di Florim, scrive Bai al Comitato “l’analisi qualitativa delle polveri, commissionata da un cittadino che abita vicino alla fabbrica “ha rilevato la presenza di uranio, oltre a quella di quarzo e cromo, derivante dai fumi dell’atomizzatore della stessa. Questo dato – spiega l’esperto – non indica la concentrazione dei tossici, ma è preoccupante perché le polveri analizzate sono state raccolte presso un’abitazione e non “a camino” dell’atomizzatore”.

Passando a Borgotaro, Bai fa presente come “a seguito di plurime segnalazioni di disturbi sanitari e conseguenti ricoveri di gran parte della popolazione del luogo, si è aperta un’indagine giudiziaria. La Procura della Repubblica di Parma ha infatti disposto una perizia in proposito, il cui esito riporta la presenza a camino dell’atomizzatore di una miriade di sostanze pericolose per l’uomo e non dichiarate dalla ditta Laminam: ciò a fronte del fatto che tali sostanze si producono durante la lavorazione dell’atomizzato e non sono presenti nelle materie prime, anche se possono avere effetti negativi sulla salute umana. Si tratta di diossine e dibenzofurani, Pcb (si ricordi l’incidente di Seveso), cancerogeni, interferenti endocrini, ftalati, interferenti endocrini, acido solforico e acido nitrico per citarne alcune”.

Per concludere, il medico ambientale segnala “che nella denuncia delle emissioni presentata da Sacmi non è presente la silice libera cristallina, sebbene si sappia che argille e feldspati la contengano come impurezza e sebbene la ditta denunci, fra le materie prime, la presenza di sabbie e quarziti per 30 mila tonnellate annue. Non si comprende infine perché la Laminam di Borgotaro proponga un limite di 10 mg/mc per le polveri all’emissione e Sacmi 20 mg/mc: otto atomizzatori con quel volume di produzione costituiscono un potenziale pericolo per la salute, principalmente per le polveri fini in emissione e per le sostanze cancerogene e tossiche che queste emissioni contengono”

“Non si può quindi semplicemente affermare che non esiste rischio. È certamente necessario – conclude Bai – verificare con la dovuta attenzione, come prescrivono le norme, i potenziali effetti sulla salute del vicinato e, vista la zona particolare ove sorgerà l’insediamento, anche sulla fauna locale”.

È anche in virtù di una simile consulenza che il Comitato continua a sollecitare l’abbandono di “un progetto simile: in forza di quale interesse bisogna esporci a un eventuale rischio per la nostra salute? Perché non prevenire scenari come quelli illustrati? Perché aspettare che sia troppo tardi?” si chiedono a Comacchio.

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