Cittadinanza, i motivi del sì al referendum
Durante l’ultimo comizio in piazza Trento Trieste a Ferrara si è parlato del quesito referendario dedicato alla cittadinanza, un tema che riguarda da vicino “la vita delle persone e le loro lotte”
Durante l’ultimo comizio in piazza Trento Trieste a Ferrara si è parlato del quesito referendario dedicato alla cittadinanza, un tema che riguarda da vicino “la vita delle persone e le loro lotte”
Quattro anni e due mesi. È la condanna di primo grado - dietro rito abbreviato - che dovrà scontare un 59enne di nazionalità italiana, finito a processo con la pesante accusa di violenza sessuale aggravata per aver baciato in bocca e leccato il collo a un bambino di 9 anni
"Una bella soddisfazione per tutti". Dal proprio ufficio del commissariato di San Benedetto del Tronto, è così che Andrea Crucianelli - dirigente della Squadra Mobile di Ferrara di allora - commenta la decisione dei giudici della Corte di Cassazione
Una multa di 600 euro ciascuno, oltre a 500 euro di provvisionale. È quanto dovranno pagare un 53enne e un 23enne, padre e figlio di nazionalità albanese, finiti a processo - in concorso tra loro - con l'accusa di lesioni e minacce per aver preso a pugni e minacciato di morte un 59enne ferrarese
Tper chiude il 2024 con un utile d'esercizio di 9,7 milioni di euro frutto di "una gestione oculata e responsabile dei fondi" ma anche dei ristori giunti solo lo scorso anno per i mancati introiti legati all'emergenza Covid (8,4 milioni di euro) e per compensare l'aumento del costo del carburante (2,6 milioni di euro)
Il colonnello Fulvio Bernabei della GdF di Ferrara durante la conferenza stampa
Quando i finanzieri del Comando provinciale di Ferrara hanno spalancato in piena notte le saracinesche di alcuni capannoni industriali nella provincia estense, si sono aperte di fronte a loro le porte di un altro continente. Decine di cinesi piegati davanti a macchine da cucire seminascosti dietro quintali di pezze di stoffa tra avanzi di cibo e con accanto giochi, culle e girelli per bambini.
E’ saltata fuori dal nulla anche una vera e propria cittadella cinese creata all’interno di un capannone industriale, con abitazioni ricavate da pannelli di compensato coperte da tetti di stoffa, dove vivevano, in assoluto isolamento, decine di uomini, donne e bambini che si muovevano in rigoroso silenzio solo di notte e sull’unico tragitto che li conduceva al vicino laboratorio tessile.
Solo pochi di questi sapevano dove si trovavano, cosi’ come nessuno dei lavoratori delle vicine imprese si era mai accorto di quel mondo parallelo dove i diritti non avevano libero accesso.
In un altro caso, l’abitazione degli operai cinesi era stata ricavata in un angusto sottotetto del laboratorio cui si accedeva tramite una botola nascosta sul soffitto di un bagno.
Sono solo alcune delle tante esperienze fatte dai finanzieri nel corso di una indagine, partita nel 2008 in alcuni laboratori dislocati tra Bondeno e Cento, è terminata in questi giorni, sull’imprenditoria tessile cinese sviluppatasi in provincia di Ferrara, che ha portato alla scoperta di 77 lavoratori cinesi in nero, 62 dei quali clandestini (11 arrestati), all’arresto di 2 imprenditori cinesi ed alla denuncia altri 24 per reati fiscali, sull’immigrazione ed in materia di lavoro dipendente.
Partendo dalla documentazione rinvenuta nel corso dei primi blitz, la Guardia di Finanza di Ferrara ha anche scoperto una colossale truffa all’erario estesa su tutto il territorio nazionale.
A perpetrarla erano state ben 1.200 imprese tessili cinesi operanti in tutte le regioni italiane, con la sola eccezione della Basilicata, del Molise, della Valle d’Aosta e del Trentino Alto Adige, che azzeravano sistematicamente il proprio carico fiscale grazie a fatture di acquisto false.
A tessere le fila di questo ramificato sistema di evasione fiscale erano 10 societa’ cinesi con sede in Emilia Romagna, Toscana, Marche e Lombardia, la cui unica attività consisteva nell’ emettere, su ordinazione e con consegna a domicilio, le fatture necessarie ad abbattere i redditi tassabili.
Secondo la ricostruzione fatta dai finanzieri esisteva un vero e proprio tariffario delle fatture false, da un minimo di 150 euro ad un massimo di 600 euro per fattura a seconda dell’importo in esse esposto, fatture che in alcuni casi sono arrivate ad indicare anche 300mila-400mila euro.
Inutile dire che a loro volta le 10 imprese emittenti non hanno mai provveduto a presentare alcuna dichiarazione fiscale.
Nel corso di appena 2 anni il sistema di false fatturazioni aveva consentito alle 1.200 imprese coinvolte di sottrarre a tassazione circa 250 milioni di euro, con l’evasione anche di 45 milioni di iva.
Un altro momento della conferenza stampa
La dimensione negativa della vicenda non è tuttavia solamente fiscale, perchè oltre alla inaccettabile negazione agli operai cinesi dei più elementari diritti umani, le conseguenze delle condotte illecite scoperte si estendono sul piano economico sotto forma di grave compromissione concorrenziale del settore tessile nazionale, con la estromissione dal mercato delle imprese oneste che, sopportando i costi della tassazione e della manodopera, sono costrette a praticare regimi di prezzi superiori a quelli richiesti dalle imprese cinesi.
Una novità assoluta è data dal fatto che, per la prima volta in una indagine sulla criminalità economica cinese, è emersa la presenza di professionisti contabili anch’essi cinesi.
La consulenza fiscale e contabile di buona parte delle 1.200 imprese coinvolte nell’indagine, infatti, è risultata essere svolta da commercalisti cinesi, figli della seconda generazione di immigrati, laureati a pieni voti nelle universita’ italiane e subito divenuti professionisti di fiducia degli imprenditori tessili connazionali.
La disponibilità di figure professionali appartenenti allo stesso gruppo etnico, seppure a nessuna di esse è stato mosso alcun addebito, aggiunge tuttavia un ulteriore elemento di chiusura al già difficile accesso alla comunità economica cinese, spesso del tutto isolata dal contesto geografico ed imprenditoriale in cui opera.
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