Attualità
29 Dicembre 2018
Via al consolidamento strutturale del Duomo, ma le urne sono pronte. L'arcivescovo: "Con la sicurezza si ottiene consenso ma non si legge la realtà"

Il 2019 dell’Arcidiocesi fra cantieri ed elezioni. Perego: “In 10 anni politica migratoria strabica”

di Redazione | 4 min

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di Simone Pesci

Il 2019 si preannuncia davvero ricco per l’Arcidiocesi di Ferrara e Comacchio, come spiegano nella conferenza stampa di fine anno l’arcivescovo Gian Carlo Perego, monsignor Massimo Manservigi e don Stefano Zanella, direttore dell’Ufficio tecnico amministrativo dell’Arcidiocesi.

In primis, Perego – che non ha lesinato critiche alla politica attuale e degli anni passati in tema di migranti – si sofferma sulle cose ‘di campo’, anticipando i grandi temi di riflessione della chiesa che saranno “comunione e corresponsabilità. Si è iniziato un percorso che richiede più collaborazione con le parrocchie che non vengono soppresse, ma la condivisione di beni diventa fondamentale perchè tante parrocchie non riescono più ad affrontare le spese ordinarie, soprattutto le tante parrocchie periferiche”.

E poi c’è la corresponsabilità, che secondo l’arcivescovo deve guardare al “laicato e all’associazionismo: in questo senso è stata reintrodotta in diocesi la giornata del laicato”.

Negli orientamenti pastorali si fa cenno anche al ricordo di Giovanni Grosoli – “avremmo ancora oggi bisogno di figure come lui, con capacità di guardare allo stesso tempo alla città e alla chiesa” -, mentre il 30 dicembre alle 18 in Duomo sarà ricordata, a 30 anni esatti dalla morte, la figura di Monsignor Filippo Franceschi, vescovo di Ferrara fra il 1976 e il 1982, ma prima di tutto “un grande educatore”.

A Stefano Zanella il compito di ragguagliare sullo stato dei lavori in Duomo: “Stiamo scrivendo un pezzo di storia – esordisce -. Stiamo iniziando a scoprire quella che era la composizione architettonica della cattedrale nel 1700. Ci concentreremo quindi su uno degli otto pilastri, lo ‘interrogheremo’ per riuscire a fare un intervento di consolidamento e miglioramento sismico dell’edificio. Il costo totale dell’operazione è di 1.2 milioni di euro e riscontriamo un interesse della fondazione Bper”. I lavori agli otto pilastri della Cattedrale renderanno necessario, in alcuni momenti, la chiusura dell’edificio. Le messe, comunque, saranno garantite o in sagrestia o all’interno del Duomo stesso, che nei fine settimana sarà sempre aperto mentre negli altri giorni sarà accessibile a orari ridotti.

Nuovi lavori interesseranno, per oltre 1.6 milioni di euro, anche il palazzo Arcivescovile – “a causa dei lavori la Curia si raggiungerà da via Cairoli 30” puntualizza Monsignor Massimo Manservigi -, come spiega Perego: “C’è tutta l’intenzione di fare un museo diocesano. Spazi per valorizzare il palazzo stesso e dove organizzare mostre. Il patrimonio religioso al servizio della città, e vorremmo in due o tre anni accelerare i restauri perchè è giusto che diamo un contributo significativo allo sviluppo del turismo della città. Dal sisma, infatti, è stato colpito circa il 50% del patrimonio”.

Se entro Pasqua riaprirà la chiesa di San Benedetto, l’arcivescovo manifesta preoccupazione per la fase di stallo della Basilica di San Giorgio: “E’ di competenza della Sovrintendenza. Le lesioni dalla parte del convento sono preoccupanti, ci avevano assicurato che sarebbero partiti i lavori entro sei mesi, cioè entro gennaio 2018″.

Procedono, invece, i lavori alla nuova chiesa di via Arginone – “entro febbraio sarà coperta, ci vorrà ancora un annetto e mezzo per vederla aperta” prevede Zanella – e quella di Ponte Rodoni, che sarà rifatta da zero e che sarà pronta già nel 2020. I fedeli, inoltre, potranno consultare il nuovo sito www.arcidiocesiferraracomacchio.org per essere aggiornati in tempo quasi reale.

A margine, Perego si è lasciato andare a una lunga riflessione politica invitando “alla partecipazione e alla responsabilità” in vista degli impegni elettorali di maggio. L’arcivescovo ha lanciato diverse frecciate ai politici, anche in vista dell’entrata in vigore del Decreto Sicurezza: “Immigrazione e inclusione sono i temi, accanto alla povertà crescente. Negli ultimi anni, da Maroni a Salvini, passando per Minniti, la centratura della politica immigratoria solo sulla sicurezza è stata deleteria, perchè non legge la realtà dei lavoratori, delle famiglie. La gente chiede partecipazione, tempi brevi per la cittadinanza, per il ricongiungimento famigliare, chiede più attenzione sulla scuola, sulla salute e queste cose non le stiamo vivendo. Chiaro che andando sulla sicurezza si ottiene più consenso, ma negli ultimi 10 anni la politica migratoria è stata strabica”.

E ancora: “ll mondo del volontariato ed ecclesiale subisce. Si dà colpa a chi è costretto a tamponare gli errori della politica, che diventa quasi complice di una situazione quando in realtà si sta solo cercando di tappare delle falle. E la situazione reale non si sta leggendo nemmeno su pensione, giovani, scuola”.

Il modello da guardare è quello del nord Europa: “In Italia sono restati 160mila persone degli ultimi 650mila sbarcati. In Svezia c’è il doppio dei nostri richiedenti asilo, accolti in famiglia. Loro non hanno mai pensato ai grandi centri di accoglienza, che per noi hanno rappresentato un costo enorme, con la mafia che si è creata dietro”. 

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