Politica
24 Dicembre 2018
Il punto di vista di Cappellari (Amici) sulle nuove norme per gli indennizzi contenute nel maxi-emendamento alla Manovra

Carife. «Bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto» per gli azzerati

di Daniele Oppo | 4 min

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Marco Cappellari e Mirco Tarroni del gruppo Amici della Carife

«Quello che vediamo è un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto». Marco Cappellari, portavoce degli Amici di Carife, commenta così il testo che ormai si può considerare definitivo sui rimborsi ai risparmiatori azzerati.

Seppure il testo non risulti essere di semplice lettura e sebbene sia presto per affrettarsi in giudizi definitivi, gli aspetti positivi che Cappellari vede non sono pochi e non sono di secondaria importanza. «Tre anni fa esatti avevamo 32mila ferraresi azzerati per decreto e da molte parti accusati di essere speculatori e di non aver diritto a nulla – afferma Cappellari -. Noi abbiamo sempre puntato i piedi e urlato la grande ingiustizia. La norma partorita stanotte (sabato notte, ndr), nel suo incipit, riconosce la tutela del risparmio, le prime righe ripetono il dettato dell’articolo 47 della Costituzione e riconosce che non siamo più speculatori, restituendo dignità ai risparmiatori Carife, affermando che il sistema non ha funzionato. Abbiamo lavorato molto con le altre associazioni e siamo arrivati alla legge di bilancio uscita stanotte, ora assistiamo al finale, anche se manca ancora un decreto, di un lavoro lungo e logorante e per il quale merita una menzione speciale a Mirko Tarroni per il lavoro pazzesco e quotidiano di studio di ogni singolo dettaglio».

Il bicchiere mezzo pieno. Tra le note positive contenute nel maxi-emendamento, l’associazione vede innanzitutto l’abbandono dello strumento arbitrale – «Abbiamo avuto degli incontri  con l’arbitro Consob e con l’Anac di Cantone e qui abbiamo capito la pericolosità degli arbitrati» – e quello che, almeno nelle aspettative, sembra essere un passo verso un riconoscimento più generalizzato del diritto all’indennizzo. Secondo l’associazione, la nuova disciplina per gli indennizzi li rende di fatto generalizzati, riconoscendo che il problema fosse generalizzato: «Qui  – afferma Cappellari – il problema non era il rapporto tra la banca e il singolo risparmiatore, dove avrebbe senso l’arbitrato; qui ci sono stati giganteschi errori di sistema. Tutta l’operazione azzeramento non ha funzionato, è stata una gestione sbagliata del problema a livello di vigilanza, Consob e Bankitalia, e Governo: un cortocircuito istituzionale. Non è questione di singoli casi, è stato macro-problema in partenza e ad una prima lettura intravediamo il misselling allargato: “violazioni massive” sembra da leggersi come violazioni fattive o omissive da parte delle istituzioni e rimborsare a fronte di un’istanza è quello che ci pare di vedere».

Tra le cose che riempiono il bicchiere secondo Cappellari, c’è il fatto che «non è più necessaria la dimostrazione del misselling o comunque è stata molto mitigata», inoltre «l’istanza che dovranno presentare i ferraresi non sarà più soggetta ad un arbitro, ed è quello che volevamo, inoltre la cifra che verrà rimborsata non verrà decurtata dei dividendi. Altra cosa enorme è che chi vuole potrà agire legalmente per il restate 70% (nel caso degli azionisti, ndr). Poi è stato eliminato il criterio cronologico delle istanze: si rischiava di assistere ad un assalto alla diligenza in cui chi prima arrivava va ad incassare, mentre gli altri rischiano. È un grande risultato anche per gli obbligazionisti perché sono tutti inclusi, anche chi è stato bocciato all’Anac o chi non rientrava nell’80% (la misura del rimborso forfettario diretto concesso dal Fitd spettante in base a requisiti di reddito e patrimonio), e il rimborso diventa del 95%».

Il bicchiere mezzo vuoto. Ci sono però alcuni aspetti che continuano a far storcere il naso a Cappellari e che le associazioni non sono riuscite a far modificare al Governo, anche perché  «ci aveva promesso un ultimo incontro prima di far uscire la norma ma è saltato, credo per il caos della trattativa con l’Europa». In quell’occasione gli azzerati avrebbero «ulteriormente ribadito alcune richieste: il rimborso previsto non è completo, come invece chiedevamo e poi puntavamo al valore di calcolo più elevato. Ultima cosa che non ci piace è che la somma è il 30% non è un acconto, come invece avevano detto. Chiedevamo che il valore di base fosse un valore superiore, è stato scelto il prezzo di acquisto che potrebbe essere penalizzante per chi ha acquistato 10-15 anni fa. Adesso – conclude Cappellari – vigileremo sulla scrittura del decreto applicativo ministeriale».

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