Eventi e cultura
20 Dicembre 2018
Mostra al Padiglione d'Arte Contemporanea. Maisto: "Dovere culturale e investimento per il futuro museo". Inedito l'epistolario con Raimondi

De Pisis, un patrimonio da ammirare nella “città dalle cento meraviglie”

di Elisa Fornasini | 3 min

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Quasi tutto il patrimonio di Filippo de Pisis custodito da Ferrara Arte torna visibile ai suoi concittadini. Mentre proseguono i lavori a palazzo Massari, le opere lì ospitate traslocano all’adiacente Padiglione d’Arte Contemporanea che dal 21 dicembre al 2 giugno racconterà “La poesia dell’attimo” del pittore letterato ferrarese in una parabola creativa a tratti inedita.

“Sono orgoglioso di questa grande operazione culturale che arricchisce l’offerta turistica ma che rappresenta soprattutto un regalo ai cittadini ferraresi che possono tornare ad ammirare uno dei patrimoni più grandi della città” annuncia il vicesindaco Massimo Maisto, che ha risolto così il “cruccio di mostrare i capolavori dei nostri musei chiusi per il terremoto: non lasciare i quadri in magazzino è un dovere culturale e un investimento per il futuro museo dell’800 e ‘900, di Boldini, de Pisis, Antonioni e videoarte”.

In mostra una settantina di quadri – precisamente 35 dipinti, 7 litografie e 28 disegni su carta, in parte già esposti ne “L’arte per l’arte” in Castello – “a dimostrazione del fatto che in questi anni abbiamo lavorato molto sul patrimonio ferrarese del passato – precisa Maria Luisa Pacelli, direttrice delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara – perché ci stiamo preparando alla riapertura dei musei, sfruttando il contributo regionale che ci permetterà di catalogare e digitalizzare il nostro archivio in un nuovo sito internet”.

A fare da cicerone in questo “percorso cronologico e tematico per raccontare de Pisis in tutte le sfaccettature” è la curatrice Lorenza Roversi che si concentra molto sull’epistolario con lo scrittore e critico bolognese Giuseppe Raimondi, con cui è nata “un’amicizia fraterna fatta di passione per l’arte e contributi critici”.

La corrispondenza, risalente dagli anni Venti ai Cinquanta e conservata presso l’Archivio Raimondi dell’Università di Bologna, “getta uno sguardo inedito sulla vita privata e artistica di de Pisis” svelata attraverso una selezione di lettere, cartoline e testi autografi. Spunta anche la locandina dell’esposizione de pisisiana del 1951 nel Castello Estense.

Il passaggio definitivo dalla letteratura alla pittura, segnato nel 1925 durante il trasferimento a Parigi, è ben raffigurato nella Natura morta con il martin pescatore, ma non mancano le suggestioni metafisiche nelle Cipolle di Socrate e nelle “nature morte marine“, ispirate al mare piatto dei lidi ferraresi, in cui il poeta-pittore riconsidera il rapporto con De Chirico, conosciuto nel 1915 nella “città dalle cento meraviglie” come aveva ribattezzato Ferrara.

Nella capitale francese, de Pisis conquista la piena libertà e la capacità di esprimere la bellezza en plein air, come in La Coupole, senza abbandonare mai le nature morte come I pesci marci. Bisogna salire al piano superiore per ammirare i “capolavori simbolo” de La lepre e il Gladiolo fulminato e i disegni dal vero raccolti in un vero e proprio “diario per immagini”.

Il percorso espositivo, così come la stessa attività artistica di de Pisis, si chiude con le desolanti opere realizzate durante gli anni di ricovero nella clinica di Villa Fiorita dove la sensibilità tende all’essenziale nel pallore malinconico de La rosa nella bottiglia. D’altronde de Pisis, che soffriva di disturbi psichici, descriveva la clinica milanese come una “parola bianca dai riflessi di acciaio”, dove si è spento nel 1956. Ora, 62 anni dopo, la sua “dolce patria” gli rende omaggio.

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