Politica
9 Dicembre 2018
L'ex comandante delle Fiamme Gialle lancia il suo manifesto per le elezioni a Ferrara: "Nessun padrino né padrone, aperti al dialogo"

“Riappropriamoci di ogni spazio”. Bernabei ufficializza la sua corsa “puramente civica”

di Redazione | 5 min

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Fulvio Bernabei

di Martin Miraglia

Cita anche Antigone mentre annuncia la sua candidatura “puramente civica” e “focalizzata sull’ascolto” a sindaco di Ferrara sabato mattina Fulvio Bernabei, originario di Pescara ma comandante delle Fiamme Gialle in città dal 2004 al 2012 , “ma vi imploro – si raccomanda – il mio mestiere non c’entra niente, ora lo faccio a Roma: qui sono cittadino, Ferrara è la mia Arcadia, questa è la città che mi ha accolto e che ho scelto dopo esserci arrivato come tredicesima città della mia vita”.

Il suo manifesto — che è l’unica cosa che il candidato decide di svelare al momento: nomi, simboli e loghi sono destinati a essere resi noti in una data futura — è un mix di ideali e policy scritte ancora a matita che finisce sotto il concetto di “separare i fatti dalle opinioni”.

Il fatto è che si candida, l’opinione “è che io sia l’uomo fantoccio del Pd, e non è così, io sono me stesso e non ho protetti, né padroni. Forse a qualcuno faceva comodo mettere delle etichette per tagliarmi fuori, ma ogni volta che il gioco si fa sporco io me ne allontano”. “Io non sono mai uno a cui la vita ha riservato posti nelle prime file, ma nemmeno nelle seconde o nelle terze: solo posti in piedi. Il mio futuro è stato sempre in salita e il mio riscatto sociale è lo spirito di servizio verso la comunità senza mai nessun ripensamento”, racconta Bernabei mentre prende atto della possibile — ma non scontata a priori, anzi — deriva minoritaria del suo progetto.

“Ho sempre avuto un fare nella Costituzione e nei suoi valori, così come nel rispetto delle istituzioni democratiche, ed è per questo che mi sono messo alla ricerca di opinioni, ma non di giubilanti follower, perché il movente del pensiero dev’essere la ricerca della verità, non l’adesione a una verità altrui. È questo che mi ha permesso di capire le speranze, i sogni e le paure della gente in carne e ossa, quella che tutti i giorni le mattine si sveglia e affronta la vita reale, non quella dei talk”, spiega Bernabei che poi si presta a lodare i giovani che immaginano la Ferrara del futuro prima di dare un colpo ai capipopolo: “Solo chi ha la verità in tasca può prescindere dall’ascolto, dobbiamo ancora interrogare la storia sulle figure che si sono autoproclamate mandatarie del pensiero del popolo? Queste lezioni le abbiamo già avute, e la cifra della democrazia è il singolo. Nessuno deve espropriare a qualcuno la possibilità di esprimere il suo pensiero, perché fatti e menzogne non stanno sullo stesso piano”.

“Non sono apolitico, sono impolitico”, aggiunge poi come ultimo ragionamento della sua prima di passare alle proposte, “e non posso promettere che farò sempre gol dal dischetto del calcio di rigore, ma posso dire che metterò sempre il mio impegno per far vincere Ferrara, perché non ho una squadra diversa dalla città: su questo vorrei unire quante più persone possibili” in una campagna elettorale il cui finanziamento potrebbe arrivare dal crowdfunding — “mi sembra una bellissima idea”.

Passati gli ideali “che sono un po’ dei punti fermi”, tocca alle proposte “che sono delle tracce di temi perché vorrei che i dettagli fossero condivisi”. “In città ci sono diversi temi sui quali si batterà la campagna elettorale: sicurezza, lavoro, periferie, ambiente, servizi pubblici e immigrazione“, spiega.

“Sulla sicurezza, che è il primo tema e va portato insieme a quello più ampio della legalità, le cosa vanno risolte con un impegno serio e senza tentennamenti, anche chiedendo un impegno diverso alla Polizia Municipale. Il primo problema è lo spaccio: non possiamo cedere di un millimetro. Io vivo in Gad e ho due figli, assisto alla situazione: bisogna riappropriarsi di ogni spazio, va recuperato il terreno metro per metro con gli strumenti della legge risolvendo senza enfatizzare i problemi“, afferma.

Il manifesto di Bernabei su EstenseTV

Bernabei presenta il suo progetto “per una Ferrara del futuro”

Altro punto è quello del lavoro lavoro: “Vanno ricostruite le relazioni che la crisi e la paura hanno distrutto, offrire sostegno alle persone in difficoltà, alle aziende e a tutti i soggetti che possono offrire uno sviluppo della città sostenibile e non solo dal punto di vista dell’ambiente, trovando anche quella voce forte che è mancata da quando la banca cittadina è andata in pezzi lasciando decine di migliaia di risparmiatori senza i risparmi di una vita”.

Non solo: bisogna “rimettere l’università al centro del dibattito cittadino” e “non dimenticare la vocazione turistica di Ferrara, che è una città bella”, “eliminare le rendite di posizione in quanto tali, basta con le posizioni immeritate e i favoritismi e le raccomandazioni”.

Mentre per quanto riguarda l’immigrazione, per Bernabei “va gestita con attenzione” e in maniera “distinta, prendendo esempio dalla lezione di don Milani ovvero che ‘i miei amici sono persone perbene’, perché ci sono due aspetti da considerare: la responsabilità di chi accoglie e quella di chi viene accolto”. “Gli immigrati che vengono e spacciano ad esempio – sostiene Bernabei – per me sono colpevoli due volte: primo perché infrangono la legge, secondo perché da chi ha conosciuto la deprivazione dei diritti più elementari mi aspetto un’empatia particolare verso la sofferenza umana. Però non ci sono spazi di negoziazione sulla dignità delle persone: sul pianto di una madre africana ci passa quello di tutte le madri del mondo, sulla bambola di pezza di un bambino ci passano tutte le Play Station dei nostri figli”. Nel suo posizionamento cita anche Papa Francesco: “Che grande figura, anche il nome è evocativo”.

“Questa è la città che voglio”, conclude, “pulita, trasparente, sorridente e che guarda ai prossimi dieci anni. Questa è la città che ho conosciuto e questa è la città che voglio: che coinvolga i giovani perché è la città che lasceremo ai nostri figli e non possiamo ridurla a un cumulo di macerie”. Detto questo, “io ascolto tutti, anche il Pd, non ci può essere più apertura di così. Questi sono discorsi valoriali per dire che ci sono e per invitare all’incontro se ci sono dei punti di contatto, perché i valori contano più dei programmi elettorali”, basta che la politica “ritrovi la sua mitezza, che è l’opposto della debolezza”.

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