Lettere al Direttore
9 Dicembre 2018

Il Beato Carlo e il “malefico nemico ereditario”

di Redazione | 3 min

Gentile Direttore,

mi permetta di fare alcune precisazioni riguardo alla figura del Beato Carlo I d’Asburgo, le cui reliquie sono state solennemente traslate nel duomo di Ferrara. Da cattolico, non entro nel merito sui criteri che hanno portato alla sua beatificazione. Tuttavia l’immagine trasmessa dal nostro Arcivescovo e dai media di un uomo di pace, antesignano della fratellanza dei popoli d’Europa, così come dichiarato anche dal nipote Martino d’Asburgo d’Este, presente alle celebrazioni ferraresi, confliggono con la sua controversa figura di ultimo imperatore d’Austria.

Uomo pio, legato da amore profondo per la famiglia, è stato definito come l’ultimo dei monarchi cattolici europei, l’unico dei governati delle nazioni belligeranti a dare seguito alle parole del papa Benedetto XV sulla ricerca di una sospensione dell’ “inutile strage” della prima guerra mondiale. Sarà poi tutto così vero? Molte delle interpretazioni date dagli storici su questa sua volontà di pace, sono assai diverse dal “santino” che tanta pubblicistica ha voluto delineare. I suoi tentativi di una pace separata, attuata mediante trattative segrete condotte con Francia, Regno Unito e Stati Uniti d’America, non solo portarono ad un prolungamento della guerra, ma anche alla sua esacerbazione negli ultimi due anni di conflitto. La vittoriosa offensiva di Caporetto, attuata proprio con la fattiva collaborazione dell’alleato tedesco che segretamente cercava di tradire e la controproducente Battaglia del Solstizio, che privò l’esercito austro-ungarico di ogni residua capacità offensiva, ne sono la prova evidente.

Ogni mossa diplomatica e militare del Beato Carlo I venne di fatto compromessa dalla di lui pervicace volontà di schiacciare l’Italia con ogni mezzo e di salvare il proprio impero. Operò sul piano militare, cercando sul campo una vittoria totale rivelatasi impossibile da raggiungere, sul piano diplomatico escludendo il nostro Paese da qualsiasi trattativa di pace. Bisogna aver ben chiara una cosa: sia nel tentativo della primavera del 1917 che in quello dell’inizio del 1918, Carlo I si rifiutò ostinatamente di fare qualsiasi concessione, anche minima, all’Italia, da lui detestata in quanto “…malefico nemico ereditario…” da combattere sino all’ultimo sangue. Del resto il suo odio verso l’Italia e gli Italiani è testimoniato da una lettera inviata al Kaiser Guglielmo il 26 Agosto 1917, perorando l’offensiva di Caporetto, in cui affermava: “…Tutto il mio esercito chiama la guerra contro l’Italia “la nostra guerra”. In ogni ufficiale, sin da giovane, è stato instillato da suo padre l’odio (in tedesco “hass” che qualche volonteroso postulante ha tradotto come “emozione”), e il desiderio nel suo cuore di combattere contro il nostro secolare perfido nemico…”. In un altro passo della lettera chiamava gli Italiani i “…malefici e spergiuri nemici del sud…” [1]. Ora, se sono acclarate le virtù cristiane del Beato come uomo, ugualmente risultano chiari anche i sentimenti del politico nei nostri confronti. Pertanto, è lecito sollevare qualche perplessità sul fatto che un fiero nemico degli Italiani e, se vogliamo anche dei 5400 ferraresi morti durante la prima guerra mondiale, per quanto insignito del titolo “d’Este”, debba avere le proprie reliquie traslate in gran pompa nel Duomo di Ferrara.

Sinceramente,

Mauro Bergamini

[1] Per il testo delle due lettere: Ronald W. Hanks, Il tramonto di un’istituzione. L’armata austro-ungarica in Italia (1918), 1994, tr. it., Mursia, Milano, pp. 37-38.

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