di Michela Capris
“Con il nuovo decreto viene meno il sistema di accoglienza ecclesiale, statale e dell’associazionismo che è diffusa sul territorio. L’immigrazione è un tassello fondamentale della nostra storia sociale, politica e lavorativa, ma la politica ha interpretato le trasformazioni della società civile con azioni ideologiche, con una involuzione preoccupante”. Il vescovo di Ferrara Gian Carlo Perego si scaglia così contro il Decreto Sicurezza, da poco diventato legge che prevede misure molto restrittive per l’accoglienza dei migranti.
L’occasione del suo intervento è stata la presentazione del volume “La storia dell’immigrazione straniera in Italia. Dal 1945 ai giorni nostri” del ricercatore dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo, Michele Colucci.
“L’idea di fondo del progetto di ricerca si muove intorno alla volontà di ricomporre due argomenti che sono stati trattati sempre come paralleli e non complementari: il mondo delle migrazioni straniere nel nostro Paese e la storia della società italiana” è la dichiarazione di intenti dell’autore.
Il sociologo Alfredo Alietti, ricercatore dell’Università di Ferrara, ha proposto una visione di insieme che tenga conto della complessità che sottende le migrazioni, trattate in Italia come perenni emergenze: “Siamo costantemente attraversati da una retorica che tratta l’immigrazione come qualcosa di alieno rispetto al corpo sociale. Siamo circondati da fake news che parlano di invasione, ma gli studi dimostrano il contrario. Non esiste, ad esempio, una invasione islamica. I politici parlano di qualcosa che non conoscono, facendo nascere immagini e rappresentazioni false che sviluppano elementi xenofobi.”
Michele Nani, storico e ricercatore dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo di Napoli, ha puntato l’attenzione sulla forza culturale e sociale che contraddistingue chi emigra verso l’Italia: “L’immigrazione che interessa l’Italia ha un pluralismo di origine e destinazione e generalmente gli immigrati sono più istruiti degli italiani” e in virtù di queste caratteristiche Nani esorta a non normalizzare le persone migranti, ma a valorizzare le differenze.
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