Bondeno
3 Dicembre 2018
"Un cantore del nostro territorio che ha cambiato l'immaginario dei nostri paesaggi e dei suoi protagonisti"

Carlo tassi: nel settimo anniversario della scomparsa inaugurata targa in memoria

di Redazione | 3 min

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Bondeno. «Carlo Tassi amava rifugiarsi in questo studio, nella discrezione e nella ricerca di se stesso, anche perché questo luogo vicino alla chiesa gli ricordava i luoghi della sua infanzia». Mara Tassi, moglie del celebre pittore scomparso esattamente sette anni fa, ha spiegato così le ragioni per le quali è stata posta una targa nello studio dell’artista, situato in via Botte Panaro.

Nel quartiere di Bondeno denominato “D’la Pressa”. In quanto, secondo lo storico locale Edmo Mori, si trovava in quel punto un macchinario usato per la lavorazione della canapa. La cerimonia dedicata a Tassi ha vissuto sabato due momenti salienti: il primo, alle origini dei luoghi di lavoro dell’artista (oltre allo studio di Botte Panaro, vi erano stati quello nel Mantovano, ed in via Virgiliana). Il secondo, nel convegno andato in scena in municipio. Alla presenza di del sindaco Fabio Bergamini, dell’assessore alla cultura, Francesca Aria Poltronieri, ed inoltre del’esperto d’arte moderna e contemporanea, Gianni Cerioli. Assieme alla la docente dell’Istituto “Dosso Dossi”, Federica Zabarri. E Andrea Samaritani, che è il curatore della campagna fotografica dedicata a Tassi.

«Tassi ha dato un grande contributo all’immaginario collettivo ed alla visione che ha modificato con la sua arte – dice il sindaco Bergamini – fermando come in un frame particolari del nostro paesaggio emiliano, nei proprio quadri. Nei quali chiunque, osservandoli, può ricordare l’immagine delle campagne che aveva da bambino e i giochi dell’infanzia», ha ricordato il sindaco. Nei corridoi del secondo piano del municipio saranno osservabili i quadri di Tassi. In sala consiliare ci sono diversi ospiti, tra cui l’artista locale Gianni Cestari, che fu allievo di Tassi in gioventù. «Vediamo Bondeno anche attraverso lo sguardo impresso nelle sue opere: dai personaggi con il cappello, alle immagini delle osterie e dei paesaggi rurali».

L’assessore Poltronieri riprende alcune parole del suo diario, inerenti alla sua esperienza personale con l’autore: «le sue campagne sono nel suo immaginario. Le sue opere hanno contribuito a restituire un’immagine di grande umanità. In cui da quelle pennellate di colore che sembra uscire in rilievo fossero emanati anche gli aromi delle situazioni da lui descritte». «L’impegno odierno – ha ricordato Mara Tassi – è quello di voler ribadire l’importante legame di Carlo con la sua città», ed a tal proposito si sta portando avanti il progetto: “Archivio Carlo Tassi”, di cui Federica Zabarri è curatrice, e che sta cercando di ricostruire una mappa dell’artista: dai disegni giovanili, alle sculture realizzate negli anni Sessanta, fino passando alle opere che lo hanno reso celebre. Compresi gli inediti, probabilmente custoditi fino ad alcuni anni fa nel suo studio di Botte Panaro. Il professor Gianni Cerioli si affianca a Federica Zabarri per discutere dell’ampio lavoro di catalogazione: «l’artista fa uno schizzo per fermare l’idea che è nata, per poi realizzare qualcosa d’altro. Senza una funzione di esposizione. Salvando quello schizzo – sottolinea l’esperto Gianni Cerioli – è possibile conservare un processo di elaborazione del pensiero dell’autore, che altrimenti andrebbe perso. Negli anni – continua – mi sono sempre occupato di artisti locali esaminando la fragilità di certe opere. Galileo Cattabriga, per fare un esempio, un catalogo generale non lo ha. Altri artisti vivono sul tramando di una tradizione orale, piuttosto che su di uno studio. Il processo di studio, ricerca e catalogazione permette di riscoprire l’autore, ed anche tutta la storia (in questo caso) del secondo dopoguerra. In cui alla figuratività si aggiunge l’astrattismo, dove c’è la passione dell’autore e l’influenza di De Pisis. In Carlo sopravvive il Puer Aeternum, ed anche la vita degli alberi. Creature, appunto, con una vita, nei suoi quadri».

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