Roberta Fusari
di Martin Miraglia
“Non avrei mai pensato ad una cosa del genere, fino a due mesi fa pensavo di finire il mio lavoro e di tornare a fare la professionista. Poi il partito Radicale è uscito con una boutade quasi a mia insaputa che mi ha stupito molto, e l’ipotesi del mio nome ha suscitato molto entusiasmo tra le persone comuni, molto calore e molta partecipazione”.
La storiografia, molto stringata, della candidatura di Roberta Fusari a sindaca di Ferrara la fa lei stessa sabato mattina quando all’ex Borsa l’attuale assessore all’urbanistica lancia il suo progetto: mettere insieme “un gruppo di persone” per “trovare soluzione ai problemi”, innanzitutto.
Lei — di Carpi, 46 anni, architetto e professoressa universitaria — ha cominciato la sua attività amministrativa nel primo mandato di Tagliani nel 2009 quando fu nominata assessore all’urbanistica e all’edilizia privata e pubblica. Quattro anni e mezzo fa poi le sue deleghe furono espanse con l’aggiunta di quelle alla rigenerazione urbana, all’Unesco e alla partecipazione.
Una decina d’anni di collaborazione quindi con il Pd che tuttavia non rinnega: “Solo con il lavoro di squadra con loro abbiamo fatto le cose che siamo riusciti a portare a casa”, anche se in questo momento i dem “si stanno concentrando a ricostruire loro stessi e stanno facendo le loro valutazioni” alle quali logiche però rimane estranea: “Mi occupo più volentieri di lavorare per la città, il nostro progetto è autonomo e vuole costruire contenuti”, risponde mentre si pone come un profilo tecnico che rifiuta però l’elitismo che di solito accompagna queste figure.
Tutto questo perché se con l’amministrazione pubblica va a braccetto, con la politica il rapporto è molto diverso: “Non l’ho mai fatta e sicuramente non ho mai fatto una campagna elettorale, si comincia ora e bisognerà anche capire un po’ come, ma l’importante è darsi da fare perché non c’è tutto questo tempo”. Con queste premesse però “il calore che abbiamo ricevuto ci ha fatto pensare, perché non è facile in tempi come questi di disaffezione dalla politica raccogliere questo entusiasmo. L’ipotesi della candidatura è nata per dare un’idea di futuro a questa città insieme alle altre persone. Forse posso essere ancora utile, ci sono sfide importanti ad aspettarci”.
Quali? La risposta è variegata: “Sicuramente ci sono la sicurezza e il lavoro”, dettami di questa campagna elettorale, “che sono i temi più complicati perché sono quelli su cui l’amministrazione comunale ha meno strumenti per intervenire direttamente ma che toccano nel vivo i cittadini”. Questo a prescindere dai dati freddi delle statistiche, perché “dobbiamo prendere atto che le percezioni sono reali, se uno percepisce qualcosa per questa persona è realtà”.
Poi però andrà gestito anche il tessuto sociale della città che verrà, “perché abbiamo una grande incidenza di anziani, e vuol dire che qui si vive bene a lungo, ma anche 20mila giovani che vivono Ferrara anche solo temporaneamente, e dobbiamo capire come trattenere almeno una parte di essi dando loro lavoro: il tema dei servizi alla popolazione anziana può essere un modo per produrre lavoro per i giovani? In altre città funziona anche così e diventa un tema trasversale alle generazioni che risolve tensioni”.
I temi quindi sono tanti, e tutti all’insegna della continuità “che è molto importante, altrimenti bisogna ripartire da zero e non sarà facile” davanti a uno scenario abbastanza complesso che si profila all’orizzonte — “la prossima amministrazione dovrà deliberare il nuovo Psc”, ad esempio — e per questo il progetto di Fusari comincia ora, dalle sue prime fasi embrionali. “Non abbiamo ancora un nome, questo verrà fuori con i cittadini, ma abbiamo già un sito al quale si può fare riferimento per prendere contatti — è robertafusarisindaca.it, con la ‘a’ perché “non ci sorprendiamo a dire cameriera ma sindaca o architetta sì” — e una pagina social “molto cliccata in questi giorni”.
“Il voto”, conclude, “è un atto molto importante che impatterà sulle nostre vite per almeno cinque anni, non è una cosa che si può lasciare al caso”.
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