C’è da chiedersi quale futuro per Ferrara, per ciò che attiene i servizi sanitari e socio sanitari.
Se a livello nazionale ormai quasi 13 milioni di persone, dato 2017, hanno rinunciato alle cure mediche per assenza di possibilità economica e, al contrario, i cittadini che ricorrono al privato puro, coprono circa il 40% delle prestazioni totali erogate, anche a Ferrara la situazione è da considerarsi assai critica, soprattutto per un governo del territorio pressoché assente e inadeguato.
1. I tempi di attesa, anche per situazioni gravi, sono biblici e oggetto di allarme non solo dei cittadini, ma anche da parte delle associazioni mediche e sanitarie in genere, nonché dei rappresentanti dei diritti del malato. Lo confermano anche i rapporti annuali (nazionali e regionali) pubblicati su siti istituzionali (Agenas, regione Emr, altro).
2. La difficoltà di accesso alle prestazioni porta alla mobilità passiva (la gente si rivolge altrove), che a Ferrara arriva vicino al 10% e che “spreca” risorse economiche in quanto le prestazioni vanno rimborsate alla regione che le eroga.
3. Mobilità attiva (gente che viene a Ferrara da fuori regione) praticamente inesistente, anche perché centri di eccellenza sul territorio non ce ne sono.
4. I tempi del pronto soccorso assolutamente fuori controllo con prestazioni di mediocre qualità ed insoddisfazione del cittadino, quando non succede di peggio. Manca una seria organizzazione di primo livello sul territorio che governi le urgenze, senza intasare i pronti soccorsi, sempre in affanno.
5. La demotivazione dei professionisti sempre più evidente e la fuga pure.
La rete dei servizi è carente, si lamentano tutti a ragione, la percezione è quella di un servizio vecchio, inappropriato alle necessità dei cittadini, ripiegato su se stesso e destinato ad implodere ancora di più, lasciando le persone senza risposte ai bisogni di salute.
A tutto quanto detto sopra, cosa risaputa, si aggiunge oggi la sospensione del contributo per le dimissioni difficili (notizia di questi giorni), sospensione che ad oggi non si conosce quando, eventualmente, potrebbe essere ripristinata. Tutto per carenza di fondi. Fondi che sicuramente sono limitati, ma anche spesi male.
I pazienti cronici rappresentano, un po’ ovunque, circa il 30% della popolazione ed assorbono risorse pari a circa il 70% del bilancio sanitario regionale: il 30% della popolazione con cronicità consuma il 70% delle risorse sanitarie a disposizione.
Un dato questo assolutamente rilevante che richiede una programmazione e politica sanitaria seria e capace di essere proattiva nei confronti della domanda di servizi sanitari. Prevenire la domanda di servizi si può, attraverso la presa in carico dei pazienti.
Non esiste che i pronti soccorsi siano pieni di pazienti anziani e/o cronici perché nessuno si assume la gestione della loro cronicità e, al primo sintomo si portano al pronto soccorso. Stesso dicasi per i ricoveri in ospedale, evitabili, se il governo del paziente sul territorio funzionasse.
Il sistema attuale è inefficace, genera sprechi e la spesa per il paziente anziano e cronico è destinata ad esplodere, lasciando le persone senza assistenza. Ciò avrebbe ripercussioni anche sugli ospedali per patologie acute.
Noi proponiamo un modello, in cui gli attori siano possibilmente pubblico e privato in sinergia, in grado di conoscere, attraverso uno studio serio e preciso, quanti soggetti e quali cronicità oggi e nei prossimi 10 anni, al fine di gestire al meglio i bisogni delle persone con più patologie concomitanti e, al contempo, prevenire l’aggravarsi delle persone, evitando la cronicità.
Sanitario e sociosanitario in rete, per governare la quotidianità delle persone vulnerabili, con qualità, professionalità, appropriatezza. E per stare vicini alle famiglie che da sempre devono farsi carico di enormi spese e sacrifici.
Giovanna Stefanelli
Forza Civica Ferrara