Caro direttore,
in merito al fatto che il Card. Angelo Scola sia stato il primo e autorevole diffusore del termine “meticciato”, ho letto alcuni scritti di quest’ultimo e ho notato una differenza, apparentemente sottile, fra le affermazioni del porporato e quelle di Mons. Perego.
Il nostro pastore, infatti, sembra indicare il “meticciato” come un traguardo positivo da raggiungere per l’evoluzione della nostra società. Il Card. Scola,invece, dichiara “apertis verbis” che il “meticciato” non è uno scopo da conseguire ma semplicemente un processo in corso, di cui occorre prendere atto per governarlo in maniera efficace e utile alla società.
Qualcuno potrebbe dire che, invertendo l’ordine dei fattori, il risultato non cambia, ma a me pare che le due posizioni non coincidano, tanto più che l’Arcivescovo di Milano ha manifestato in più occasioni (come il Pontefice) comprensione per le giustificate paure dell’ondata migratoria da parte degli Italiani. Comprensione che mi sembra del tutto assente negli interventi di Mons. Perego, il quale invece mostra – a mio avviso – una punta di malcelato fastidio nei confronti di chi nutre timori legati al massiccio afflusso di stranieri nel nostro territorio.
Ciò premesso, mi sembra che la scelta del termine “meticciato” non sia per nulla felice. Scorrendo i dizionari della lingua italiana, infatti, si può notare che “meticcio” è anche sinonimo di “bastardo” e che il termine viene frequentemente applicato alle razze canine. L’espressione, pertanto, potrebbe risultare offensiva anche per i migranti e andrebbe a mio parere evitata.
Mario Bergamini