Spettacoli
11 Novembre 2018
I grandi classici fanno cantare il pubblico ferrarese. Carletti: "Il tempo invecchia tante cose ma quelle belle rimangono per sempre"

Nomadi, 55 anni da vagabondi della musica riempiono il Palasport

di Redazione | 5 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

di Mattia Vallieri 

Era il 1963 quando un giovane tastierista di nome Giuseppe ‘Beppe’ Carletti decideva di formare una band con il cantante Augusto Daolio e di chiamarla I Sei Nomadi. Dopo 55 anni tante cose sono cambiate nel mondo e anche all’interno del gruppo ma non la passione e la voglia di emozionare i fan, che la band di Novellara (che tornerà a chiamarsi semplicemente Nomadi nel 1964) ha portato avanti e coltivato nel corso del tempo.

Per suggellare questo anniversario storico i Nomadi hanno deciso di girare l’Italia con il tour ‘Nomadi tutta la vita-Tour 55’ che ha fatto tappa anche nel palazzetto dello sport ferrarese riempito da tante persone di tutte le età che hanno cantato e accompagnato la band dai brani più famosi e datati a quelli più recenti. Il tutto si è svolto con la presenza sul palco del nuovo cantante Yuri Cilloni che si è alternato alla voce con il bassista Massimo Vecchi.

E così alle 21.15 i Nomadi aprono il concerto con due pezzi del loro ultimo lavoro in studio (Nomadi dentro del 2017): Nomadi e Decadenza. Poi si passa a due grandi classici della storia del gruppo come Gli aironi neri e Noi non ci saremo con il pubblico che accompagna Cilloni durante il ritornello con grande trasporto.

“Voi qua avete il mare abbastanza vicino e la Spal che sta andando bene” sorridono tra loro Cico Falzone e Massimo Vecchi prima di presentare Marinaio di vent’anni, con quest’ultimo alla voce, poco prima di dare spazio a La libertà di volare con un ottimo intro di batteria di Daniele Campani. Tra i grandi testi del passato non poteva mancare Il fiore nero che anticipa Sangue al cuore con gli spettatori che non perdono una strofa mentre Cico Falzone, autore di un bellissimo assolo in precedenza, continua a leggere biglietti e dediche arrivate dai fan.

La collina e Tutto è a posto servono a tirare un po’ il fiato prima di una Dove si va lanciatissima in cui non mancano riferimenti contro la guerra. La band prosegue con un altro grandissimo classico che il pubblico mostra di apprezzare ancora tantissimo: Un pugno di sabbia.

Arriva il momento in cui sale in cattedra il più atteso, il fondatore Beppe Carletti, che imbraccia la fisarmonica e si lancia in L’uomo di Monaco e Il paese delle favole con uno snippet di Bella ciao cantato a squarciagola dal palazzetto estense con una fantastica interpretazione del violinista Sergio Reggioli. Arrivati alla metà del concerto è il turno di riassaporare il repertorio di Francesco Guccini: La canzone del bambino nel vento (Auschwitz) ed Il vecchio e il bambino sono due pugni allo stomaco per intensità ed emozioni che ancora oggi riescono a dare.

Durante Auschwitz compaiono dietro la band le immagini dei campi di concentramento e Cilloni, con la bandiera della pace in bella mostra, tuona “ricordiamoci di non dimenticare”. Si arriva poi a La coerenza con Vecchi alla voce, Ti porto a vivere (brano del nuovo album) e Utopia.

Pescando ancora negli ultimi anni si arriva a Io ci credo ancora (2017) e Il vento tra le mani (2012) con Reggioli alla voce. Siamo verso la fine, è il turno di Ti lascio una parola (Goodbye) cantata e suonata in maniera impeccabile da Vecchi che decide di dedicare la canzone “a noi, a voi e a tutti quelli che oggi hanno manifestato contro il razzismo”.

Io voglio vivere è il preludio apprezzatissimo dal pubblico al ritorno al 1968 con la mitica Ho difeso il mio amore per poi passare a 5 anni dopo con Un giorno insieme dell’album omonimo. Cilloni, maglietta nera con la foto di Augusto Daolio sul petto, scende tra il pubblico a stringere le mani e ricevere il calore delle persone.

“Il tempo invecchia tante cose ma quelle belle rimangono per sempre e il tempo consumerà anche la prossima canzone, una delle ultime scritte da Augusto, che rimarrà però per sempre” introduce un commosso Carletti presentando la splendida Ma che film la vita dove la band sembra voler dare qualcosa in più. Il finale è il solito marchiato Nomadi ormai da decenni, ma che fa letteralmente impazzire i fan: le gucciniane Canzone per un’amica e Dio è morto anticipano la lettura di lettere e striscioni ed il grande pezzo Io vagabondo con sullo schermo le immagini di Augusto Daolio e dell’ex bassista morto in un incidente stradale Dante Pergreffi.

Il pubblico è per la maggior parte in piedi sotto il palco quando il sipario cala sulle note di Tedeum. Per i Nomadi e i suoi fan una grande serata che dimostra come 55 anni di carriera e così tanto successo, passione ed amore sono tutt’altro che un caso.

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SETLIST

NOMADI

DECADENZA

GLI AIRONI NERI

NOI NON CI SAREMO

MARINAIO DI VENT’ANNI

LA LIBERTA’ DI VOLARE

I FIORE NERO

SANGUE AL CUORE

LA COLLINA

TUTTO E’ A POSTO

DOVE SI VA

PUGNO DI SABBIA

L’UOMO DI MONACO

IL PAESE DELLE FAVOLE (SNIPPET BELLA CIAO)

LA CANZONE DEL BAMBINO NEL VENTO (AUSCHWITZ)

IL VECCHIO E IL BAMBINO

LA COERENZA

TI PORTO A VIVERE

UTOPIA

IO CI CREDO ANCORA

IL VENTO TRA LE MANI

TI LASCIO UNA PAROLA (GOODBYE)

IO VOGLIO VIVERE

HO DIFESO IL MIO AMORE

UN GIORNO INSIEME

MA CHE FILM LA VITA

CANZONE PER UN’AMICA

DIO E’ MORTO

IO VAGABONDO

TEDEUM

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