Cronaca
31 Ottobre 2018
Nessuna attenuante secondo i pm. La difesa del 32enne reo-confesso: “Non condividiamo, premeditazione non provata”

Omicidio Cenci. La procura chiede 30 anni di carcere per Guidarelli

Eder Guidarelli
di Daniele Oppo | 2 min

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Eder Guidarelli

(archivio)

Trent’anni di carcere. È questa la richiesta di pena avanzata dalla procura di Ferrara nei confronti di Eder Guidarelli, il 32enne italo-brasiliano, a processo per l’omicidio dell’ex amico Marcello Cenci, avvenuto nel luglio dello scorso anno a Valencia.

La pesante richiesta di condanna – che parte dalla base dell’ergastolo per l’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione a cui è stata applicata la riduzione di un terzo prevista per la scelta del rito abbreviato – è arrivata al termine di circa due ore di requisitoria da parte dei sostituti procuratori Ciro Alberto Savino e Ombretta Volta nell’udienza di martedì pomeriggio. La procura ha chiesto di non riconoscere alcuna attenuate all’imputato, neppure per la confessione, perché resa tardivamente, dopo sette mesi e dopo che venne già fatta l’analisi del Dna.

Guidarelli uccise Cenci, strangolandolo, nella notte tra l’1 e il 2 luglio del 2017, andandolo a trovare nel suo appartamento a Valencia dopo aver affrontato 15 ore di viaggio in auto, ma confessò solo nel febbraio di quest’anno.

“Non condividiamo l’impostazione della procura in particolare sulla sussistenza dell’aggravante della premeditazione”, commentano gli avvocato Eugenio Gallerani e Giacomo Forlani, difensori di Guidarelli, “molte argomentazioni sono sfornite di adeguato supporto probatorio e in molti casi sono completamente contraddetti dal materiale acquisito”. Proprio le difese parleranno il 4 dicembre.

A darne un’altra lettura è invece l’avvocato Valentina Bordonaro, che rappresenta la famiglia Cenci, costituitasi parte civile e che ha parlato a sua volta per oltre un’ora, allineando le sue conclusioni con quelle dei sostituti procuratori: “Sono pienamente d’accordo con la linea sostenuta dall’accusa, la premeditazione è stata provata e la confessione ritengo che fosse strumentale all’ottenimento delle attenuanti e a una riduzione della pena”. La famiglia ha chiesto che venga riconosciuta una provvisionale di 700mila euro a titolo di risarcimento del danno.

La prossima udienza non esaurirà il processo, che dovrebbe avere ancora un altro momento, dedicato alle eventuali repliche delle parti e alla lettura della sentenza, probabilmente si terrà entro l’anno.

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