
Luisa Ranieri (foto di A. Camerlingo)
di Federica Pezzoli
Un teatro comunale Claudio Abbado praticamente esaurito ha dato, giovedì 25 ottobre, il benvenuto alla coppia Zingaretti-Ranieri, che ha aperto con “The deep blue sea” dello scozzese sir Terence Rattigan la stagione di prosa del teatro di tradizione estense.
Per la prima volta Luca Zingaretti e Luisa Ranieri lavorano insieme; lui dietro le quinte, alla regia, lei sulle tavole del palcoscenico nel ruolo della protagonista della pièce, Hester Collyer: una donna che ha il coraggio di vivere fino alle estreme conseguenze, di amare fino a perdersi, che si fa del male perché è alla ricerca di sé e alla fine trova in sé la determinazione e la forza del riscatto.
Il pubblico per tutta la durata dello spettacolo accompagna Hester in questo viaggio e scopre i risvolti della sua storia: di come ha lasciato il suo facoltoso e amorevole marito, il giudice Colliyer (Luciano Scarpa), per il giovane Freddie Page (Giovanni Anzaldo), ormai ex-collaudatore di aerei alcolista, e di come è arrivata a tentare il suicidio, stanca di sentirsi dilaniata fra “il diavolo” di un amore passionale e totale, non ricambiato, e “il profondo mare blu” della solitudine, dello smarrimento e della mancanza di sentimenti.
Niente è come sembra. Hester sembra fragilissima nel suo bisogno di essere amata, lei che ama senza freni, si dà e si mette a nudo completamente, ma a tratti tira fuori una determinazione e una lucidità affilate come una lama: è una maschera o è la vera Hester che emerge? Il giudice Collyer sembra amarla, anche ora viene in suo soccorso per farle ritrovare la ragione, ma in realtà forse è proprio questo il problema: in amore, quello vero, non c’è ragione, e lui sta cercando “una moglie amorevole” non “una donna innamorata”, vuole riprendersi una sua proprietà “che è aumentata di valore solo perché qualcun altro l’ha presa”. Freddie Page sembra bello, arrogante, egocentrico, egoista, eppure alla fine sarà lui a compiere un sacrificio perché ha compreso, o forse lo sapeva fin dal principio, che lui ed Hester sono “uno la morte dell’altra”.
La pièce è stata rappresentata per la prima volta nel 1952, ma Rattigan disegna personaggi reali, quotidiani, che sopravvivono al passare delle epoche, e descrive una protagonista capace di incarnare l’essenza della capacità di amare, troppo, ma anche la resistenza e la capacità di risorgere dalle proprie ceneri, una volta toccato il fondo. Zingaretti e i suoi attori riescono interrogare il pubblico sulla passione e sulle scelte che si fanno nella vita; ciascun personaggio ha le proprie ragioni: non si riesce a scegliere chi ha ragione o chi ha torto, ma ci si chiede cosa si farebbe al loro posto.
Il testo esplora la capacità di donarsi e la tendenza che a volte si ha di innamorarsi della persona sbagliata: perché cerchiamo ciò che ci fa male e cosa (non sempre) ci salva? Nel caso di Hester è il legame con due personaggi che sembrano quasi gli aiutanti delle fiabe: la portinaia e affittuaria dello stabile dove abita e il suo vicino, l’enigmatico mr. Miller, nella bellissima interpretazione rispettivamente di Alessia Giuliani e Aldo Ottobrino. Sono loro due, in particolare il cinico, sarcastico, (ex) dottor Miller, che come lei “ha toccato il fuoco”, a salvarla dal tentato suicidio e a convincerla che ciò che prova non è una colpa, ma una risorsa che la distingue dalla massa, che “l’unico scopo della vita è viverla”.
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