Torna puntuale anche quest’anno l’appuntamento con ‘La Città che Vorrei’, un fine settimana di iniziative in piazza Trento Trieste organizzata da Confesercenti in occasione della sua assemblea annuale, con incontri, approfondimenti e corsi focalizzati sul tema dell’artigianato e delle produzioni locali. Un’occasione utile sia per rinsaldare le radici delle tradizioni ferraresi, soprattutto tra le nuove generazioni – motivo per cui diverse iniziative saranno rivolte in particolare ai bambini -, sia per fare il punto della situazione sullo stato dell’economia e del commercio ferrarese.
I DATI ECONOMICI. E infatti la presentazione degli appuntamenti – con gli interventi del presidente provinciale di Confesercenti Nicola Scolamacchia, del vice presidente Alessandro Orsatti, del direttore Alessandro Osti e del presidente nazionale della sezione dei panificatori, Davide Trombini – ha visto i quattro dirigenti passare in rassegna alcuni dei dati economici di maggior rilievo per la provincia. Dati che evidenziano diversi trend, talvolta anche in contrasto l’uno con l’altro. Quello che salta maggiormente all’occhio è come la ripresa economica si concentri sempre più – come è stato notato anche da altri osservatori – nei grandi centri e attraverso grandi compagnie o catene di distribuzione.
A testimoniarlo sono diversi dati, come quello sulla crescita degli ‘esercizi non specializzati’ (in cui rientra proprio la grande distribuzione), cresciuti in provincia dal 2009 a oggi del 14% (contro la media nazionale del 10,9%), o quello sull’aumento esponenziale delle società di capitali come Spa o Srl, cresciute del 49,6% a scapito delle società di persone (-16,8%) e delle imprese individuali (-7,9%), anche se questa tendenza si riflette in maniera simile anche a livello nazionale. Quando si tirano le somme generali, il bilancio rispetto al 2009 rischia però di essere in passivo. Come dimostra il numero complessivo delle attività commerciali in provincia, calate del 4,1%. A determinare il dato negativo è ancora una volta la “desertificazione” – come la definisce lo stesso Osti – della provincia: infatti mentre le attività nella città di Ferrara sono in aumento, anche se solo del 2,8%, nel resto del territorio troviamo solo dati in negativo: -6,9% nei grandi Comuni (con più di 10mila abitanti). -12,9% in quelli tra 5mila e 10mila abitanti, -10,8% in quelli più piccoli.
Altri campanelli di allarme per la provincia estense sono l’aumento del numero di filiali di aziende esterne (con sedi in Italia o all’estero), e questo come osserva Osti implica che “ci sono più utili che escono dalla provincia”, oppure il dato sulle imprese giovanili: solo l’8,1% contro la media nazionale dell’11,4%. Chi afferma che Ferrara non è un paese per giovani, insomma, può trovare supporto anche nei dati. Da non trascurare poi il dato sul tasso di sopravvivenza di imprese e attività commerciali dal 2009 a oggi, in entrambi i casi inferiore alle medie nazionali: 30% per il commercio (contro il 34,4% in tutta Italia) e 48,5% per le imprese (contro il 50,9%).
Non mancano certo i dati positivi, che in parte vanno già a stemperare i ‘segni meno’ appena presentati, dal momento che in buona parte dei casi gli ultimi due o tre anni mostrano segnali di miglioramento. Ma allargando l’orizzonte si trovano segnali incoraggianti per quanto riguarda l’imprenditoria femminile (al 40,6%, contro il 32,4% in Italia) o sul commercio online, che dal 2011 a oggi registra un aumento del 161,5% nel numero di addetti impegnati, contro il 45,3% a livello regionale.
LE CONCLUSIONI. A tirare le somme dell’analisi economica – che verrà approfondita e discussa durante gli eventi nel fine settimana – è il presidente di Confesercenti Nicola Scolamacchia, secondo cui per il territorio ferrarese sarà necessario raggiungere un equilibrio efficace tra innovazione e tradizione, e quindi usare i nuovi strumenti come l’e-commerce per la valorizzazione dei prodotti locali. “Nessuno si può esimere dall’innovazione digitale – afferma Scolamacchia -, che è ormai un requisito a livello di visibilità e raggiungibilità delle nostre attività. Per questo Confesercenti ha fatto anche una partnership nazionale con Google My Business e abbiamo creato il nostro ‘Digital Innovation Hub’, dove si possono trovare prodotti digitali pronti all’uso”. Ma non mancano anche temi più ‘tradizionali’, come quello del riconoscimento di una copertura sanitaria agli imprenditori: “La tutela dell’impresa passa anche per quella dell’imprenditore – continua Scolamacchia -, ma nessuno si è ancora occupato di un tema come questo, mentre attraverso i nostri strumenti gli imprenditori possono vivere senza patemi tutte quelle visite o servizi che spesso offriamo ai nostri dipendenti, ma che paradossalmente non sono disponibili per i titolari”.
Per concludere, il fine settimana vedrà diversi focus e laboratori incentrati sul tema dei panifici, che a oggi sono tra le attività più in crisi, soprattutto a causa del grande aumento del pane di importazione surgelato, in particolare dall’est Europa. “Un po’ ingenuamente – spiega Trombini -, nei decenni scorsi il pane è stato dato un po’ per scontato e non sono stati pensati strumenti di controllo come accade per quasi tutti i prodotti alimentari. Ad esempio non c’è alcun obbligo di tracciabilità e questo rende impossibile garantire la qualità dei prodotti. Vogliamo sforzarci di far capire quanto è importante l’attività del panificatore in Italia e per questo faremo anche laboratori con i bambini, per mostrare a tutti come si fa il pane e il lavor che c’è dietro”.
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