Lettere al Direttore
22 Ottobre 2018

Moody,s, Matteo Renzi e la cattiva politica

di Redazione | 3 min

Per comprendere quanto il giudizio negativo espresso dall’agenzia di rating Moody’s nei confronti dell’Italia sia politico e non economico, basterebbe guardare  alle  dichiarazioni di Matteo Renzi che ha subito  affermato di essere in grado di assicurare al Paese una politica capace di abbassare lo spread e di conseguenza alzare il rating dell’Italia.

In tale affermazione c’è tutto il senso di cosa sia oggi la cattiva politica e di come essa sia pilotata. Non sono i bisogni reali delle persone ma quelli dei bilanci a dettare le esigenze. A dover condurre il Paese non sono i cittadini o la classe politica da essi votata,  ma i giudizi di agenzie private quali quelli di Moddy’s.

Agenzie che dopo il crollo della Lehman Brothers e l’inizio della crisi globale che investì il mondo nel 2008 si trovarono costrette a giustificarsi davanti ad una Commissione del Senato degli USA, accusate di aver dato giudizi e rating completamente sballati a società che poi erano fallite nel giro di una settimana. Ebbene la difesa di tali Agenzie fu, in sintesi:“le nostre sono solo opinioni, siamo agenzie private per cui non è un obbligo seguire le nostre indicazioni”.

Ecco, erano i loro giudizi ad essere spazzatura e non l’oggetto delle loro attenzioni. E questo fu dimostrato sia dai fatti che dalle risposte date dai loro manager in audizioni ufficiali. Anche le loro assoluzioni in fondo furono una dimostrazione della loro insipienza. Assolti semplicemente perché i loro giudizi erano opinioni e non indicazioni basate su fatti concreti ed oggettivi, assolti perché i loro rating valevano quanto una pubblicità in TV, ma noi ancora gli diamo importanza vitale, ancora permettiamo che siedano a tavola con noi la domenica. Come sempre la storia insegna ma non ha scolari.

Moddy’s, è controllata dal fondo di investimento Berkshire Hathaway, una delle holding americane più grandi del mondo. Ha un fatturato complessivo che si aggira attorno ai 100 miliardi di dollari ed il suo valore di mercato, stimato a maggio 2010 da Fortune500, è pari ad oltre 200 miliardi di dollari. L’amministratore delegato, nonché presidente, di Berkshire Hathaway è Warren Buffet, cioè colui che ha fatto la sua fortuna giocando in borsa con azioni e società vendute e comprate – avrà insomma qualche interesse speculativo nell’attribuire dei rating???? -. Poi troviamo State Street, BlackRock, Vanguard Group, T Rowe Price Associates, Invesco e Morgan Stanley Investment. Tra questi, i primi quattro, sonopresenti con le loro azioni anche nell’Agenzia Standard & Poor’s – altrta Agenzia specializzata nel pontificare giudizi sui debiti sovrani e sugli Stati. Insomma gli interessi delle grandi società finanziarie e di investimento convergono e si intrecciano con giudizi e rating.

Se mai non fosse chiaro, alzare e abbassare rating significa per qualcuno (quelli citati sopra) guadagnare soldi.

E che il giudizio assegnato all’Italia, ovvero Baa2, ci collochi insieme a Paesi come Bulgaria, Colombia, Indonesia, India, Oman, Filippine, Uruguay e ci pretenda inferiori ad esempio a Paesi come il Cile dovrebbe bastare per considerare la serietà di tali giudizi e la portata reale di affermazioni come quelle di Matteo Renzi e di politici che pur di raggiungere consensi sembrano disposti a difendere l’esistenza della Befana piuttosto che a badare alle esigenze dei cittadini italiani.

Un Paese con una ricchezza privata totale che si aggira sui 9.000 miliardi di euro (primi in europa per ricchezza finanziaria) senza contare quella pubblica, che ha aziende con capacità operative e brand mondiali,  manifattura secolare e non ultimo un surplus sulla bilancia commerciale di 50 miliardi annui non può essere considerato Baa2, e questo è semplicemente buon senso. Il vero messaggio in tutto questo è: vigilare affinché la cattiva politica non prenda il sopravvento sulla realtà.

Claudio Pisapia

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