
Lara Mazzoni e la vittima Mirko Barioni
La procura di Ferrara ha chiesto 16 anni di reclusione per Lara Mazzoni, la donna che il 4 giugno del 2017 uccise il compagno Mirko Barioni con una coltellata, al termine di un furioso litigio domestico.
Secondo gli inquirenti si trattò di omicidio volontario, aggravato anche dalle condizioni di Barioni che in quel momento era in uno stato di alterazione alcolica e quindi meno capace di difendersi.
Una linea da sempre osteggiata dall’avvocato difensore di Mazzoni, Fabio Anselmo, e dalla stessa imputata, che parla di una tragica fatalità e sostiene di aver preso un coltello durante la lite solo per spaventare il compagno fuori controllo.
La procura di Ferrara ha chiesto 24 anni per omicidio volontario aggravato, ‘scontati’ di un terzo per effetto del rito abbreviato), trovando appoggio nell’avvocato di parte civile Eugenio Gallerani, che rappresenta i genitori e i fratelli di Barioni. Nella sua arringa finale, Gallerani ha sostenuto una linea di “perfetta sintonia” con la procura, per poi passare alle richieste alla controparte: 200mila euro di provvisionale per i genitori e altri 140 per i due fratelli, oltre al risarcimento da quantificare in sede civile.
Per Mazzoni ora sarà fondamentale la prossima udienza (il 9 novembre), in cui l’avvocato Anselmo sosterrà le ragioni della difesa. E dopo spetterà al gup Silvia Marini emettere – nella stessa sessione o dopo un ulteriore rinvio – l’attesa sentenza.
Nel frattempo altri guai giudiziari rischiano di investire anche due parenti di Mazzoni, una zia e una cugina, intervenute come testimoni durante il rito abbreviato. Il pm ha infatti ha richiesto di rinviare gli atti delle testimonianze alla procura, in modo che possa appurare la veridicità delle loro parole: per le due donne il rischio è un accusa per falsa testimonianza.
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