Attualità
7 Ottobre 2018
Tre vignettiste ospiti di Internazionale e i loro racconti di discriminazione e violenza sulle donne

Dall’Italia al Marocco le ‘risate sfacciate’ al femminile della satira politica e sessuale

di Redazione | 3 min

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“Qual è la versione al femminile di star seduto davanti alla tv? Stare in piedi in cucina”. Sono ‘Risate Sfacciate’, come suggerisce il titolo dell’incontro, quelle provocate dalle tre vignettiste ospiti di Internazionale, che con le loro matite solcano gli ingranaggi della società in modo disarmante.

Eppure, tra le centinaia di candidati vignettisti “solo il 10% erano donne”, fa sapere al pubblico Thierry Vissol del Centro Librexpression, fautore dell’evento: un fatto che non ha stupito la vignettista vicentina Marilena Nardi, che dopo aver strappato la vittoria del World Press Cartoon ai suoi colleghi uomini, ha ricevuto le congratulazioni, da uno di loro, “per essere la migliore fra le vignettiste donne”.

“C’è una categoria di sostenitori, sì – conferma – ma in qualche modo ti relegano sempre a una sottosezione, perché stupiti del fatto che tu sia in grado di tenere in mano una matita, sebbene quello della satira a vignette sia un mestiere che va fatto con la testa e non con i muscoli, e loro siano tutti del mestiere, quindi lo sanno benissimo”.

Ancor più difficile affermarsi in un Paese dove la censura vige diretta sul corpo, e a maggior ragione, per una vignettista donna che fa satira politica sessuale: “Io disegno spesso nudi nei miei lavori – illustra la vignettista marocchina Zainab Fasiki – e ho avuto grandissime difficoltà ad essere pubblicata, perché veniva spesso scambiata per pornografia”. Quella che invece, è una denuncia evidente contro i “crimini ancora vigenti in una terra dove avvengono le mutilazioni genitali, o i matrimoni precoci”.

Una “repressione sessuale”, la definisce Fasiki, che è “alimentata dalla legge, che non tutela le donne sposate contro gli stupri dei mariti, perché è come se una volta sposate il marito avesse comprato la moglie. In effetti, per le spose bambine, il futuro marito versa una consistente somma di denaro alla famiglia”.

La stessa omertosa legge rappresentata magistralmente in un lavoro della vignettista francese Anne Derenne, in arte Adene, che rappresenta una giovane ragazza africana che si protegge con le mani da un duplice attacco, quello di un pugno maschile che sta per schiacciarla e, specularmente, da un martello giudiziario. “E’ il caso di una donna del Sudan – racconta – che dopo essere stata violentata, uccide per legittima difesa il suo aggressore. Venne immediatamente condannata a morte”.

“Il fatto che nella nostra cultura si copra il corpo della donna – analizza Fasiki – legittima l’impulso sessuale dell’uomo e una totale assenza di controllo da parte sua. Eppure anche io provo desiderio, ma non ho mai violentato nessun uomo” ride, strappando altre risate dal pubblico. Nonostante “non si possa dimenticare la natura animale dell’essere umano, e il fatto che alla donna piaccia essere guardata”, ad essere denunciato non è lo “sguardo galante”, ma quello “usato per imporsi – spiega Nardi – ad esempio, al lavoro”.

“Una volta entrai in una redazione per un colloquio di lavoro – racconta la vignettista vicentina – negli anni in cui non c’erano ancora i social. Io mi firmo sempre col cognome, e quando arrivai, il direttore mi disse che non aveva tempo da perdere, che aveva un appuntamento. Io gli dissi che ce l’aveva con me, e lui si stupì, dicendo che aspettava un certo Nardi. Gli dissi che ero io, e lui: ‘Ma è una donna!”. ‘Eh, si, è evidente…’ Poi, in un goffo tentativo di migliorare le cose, si giustificò dicendo che avevo un disegno dal tratto maschile…”.

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