Attualità
7 Ottobre 2018
Acceso dibattito a Internazionale sul tema ‘La dinamica autoritaria’

“Ridurre la disuguaglianza per sconfiggere autoritarismi e nazionalismo”

di Redazione | 5 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

di Mattia Vallieri

Come affrontare il crescente aumento di consenso dei partiti e movimenti sovranisti e nazionalisti in Europa? C’è un collegamento tra questa richiesta di leader forti e chiusura con la disuguaglianza che dopo la crisi del 2008 è, numeri alla mano, inarrestabilmente aumentata? A queste domande hanno cercato di dare risposte Fabrizio Barca (Forum disuguaglianze diversità), Rachel Donadio (The Atlantic) ed Elly Schlein (europarlamentare Possibile) nell’incontro al festival di Internazionale dal titolo ‘La dinamica autoritaria’.

Ad aprire il dibattito è Barca che è tranchant nel suo commento: “C’è una connessione assoluta tra disuguaglianza ed ondata di autoritarismo. Le disuguaglianze sono aumentate in tre campi che sono quello economico (le più facili da misurare e che ha visto in Italia i 5000 più ricchi passare dal 2% al 10% della ricchezza totale), quello sociale (che portano ad un crescente ostacolo nella sviluppo della persona) e quello di riconoscimento (pezzi del mondo come operai e abitanti delle zone rurali abbandonati). Si sono create delle divisioni nette ed evidenti nella società che qualcuno in Italia non ha ancora capito”.

Qualcuno lo ha capito invece in Ue?” domanda il moderatore Jacopo Zanchini alla applauditissima europarlamentare Schlein. “In Europa qualcuno lo ha capito e qualcun altro no – replica la rappresentante di Possibile -. Qualcuno ha sottovalutato il problema ed ha iniziato a muoversi dopo alcuni risultati clamorosi e dopo aver visto Trump immolarsi come paladino degli operai. L’Ue ha perso la sfida di darsi una dimensione sociale e l’esempio è la Svezia dove l’estrema destra ha registrato una crescita enorme e che ha preso la maggior parte dei voti dove ci sono le maggiori povertà e disuguaglianze”. Secondo la europarlamentare l’estrema destra e i movimenti sovranisti spiegano la disuguaglianza in modo sbagliato, “puntano il dito contro gli ultimi: attaccando i migranti, i diritti del mondo lgbt o le donne e, su questo, lasciatemi dire che il voto del consiglio comunale di Verona è vergognoso e medioevale. Noi abbiamo il compito di spostare il dito verso il vero colpevole di queste disuguaglianze e va spostato l’attenzione dal basso, come fa l’estrema destra, all’alto, verso i veri responsabili che sono chi elude il fisco ad esempio alcune grandi multinazionali”.

Non manca un passaggio sulla crisi del 2008: “Lì non si è capito che quanto fatto 20 e 30 anni prima era sbagliato e l’errore più grande è stato quello di non voler cambiare nulla di quel tipo di politiche – tuona Barca -. In Italia prima della sbornia degli anni 70 e 80 si creavano cooperative e mutualismo e siamo stati in grado di sperimentare forme diverse all’interno dello stesso capitalismo. È vero che il mondo è cambiato radicalmente ma se le cose di prima andavano bene vanno rimontate così come erano perché toglierle è stata una scelta”. Ma non solo: “L’attacco contro il sindacato è stato molto forte ed è stato sia politico che culturale ed è già positivo che abbia retto a tutto questo – prosegue l’ex ministro -. È falso e sbagliato oggi dire ‘non mi muovo senza l’intervento dell’Europa’: noi possiamo fare delle cose anche domani perché riguardano politiche costruibili a livello nazionale e penso ad esempio alla possibilità di mettere in sicurezza il paese. Queste cose vanno fatte anche se non possono avere gli effetti immediati che poteva avere ad esempio gli 80 euro”.

(foto di Alessandro Castaldi)

In questi anni, dopo il 2008, abbiamo aggravato il problema a causa dell’austerità, voluta da istituzioni intergovernative che non passano da elezioni, che ha limitato gli investimenti pubblici” afferma Schlein sostenendo che “il salvataggio della Grecia non è andato alle fasce più deboli ma alle banche ed oggi la finanza si sta mangiando l’economia reale. Tutto questo è stato frutto di politiche di larghe intese che hanno portato un arroccamento al centro con socialisti e popolari che facevano le stesse politiche”.

Un pensiero quello di Barca e Schlein che trova concorde la giornalista Donadio: “Oggi più che destra e sinistra assistiamo a chi si sente abbandonato e chi no e sia Varoufakis che Nigel Farage hanno criticato la scarsa democratizzazione della commissione europea. La crisi del 2008 è effettivamente iniziata con le politiche degli anni 70 ed è ovvio che se invece di aiutare la classe media, che ha più subito la crisi, aiuti le banche poi le persone non ti votano più. Uno dei motivi principali della crescita della disuguaglianza va ricercata negli stipendi che non sono cresciuti in questi anni”.

Il finale è tutto dedicato all’Europa con Schlein che attacca i movimenti sovranisti: “Le sfide che abbiamo davanti sono europee e globali e su questo terreno voglio sfidare i nazionalisti. Ci sono strumenti concreti da fare: sulla sfida del fisco dobbiamo evitare che ci siano paradisi fiscali e per farlo dobbiamo agire a livello europeo. Lo stesso vale per l’enorme sfida climatica e sociale che abbiamo davanti: nessun paese può pensare di affrontarle da solo”. E ancora: “Va trovata una voce sola ed unica sulla politica estera. Abbiamo fatto 2 anni di trattativa per cambiare il regolamento di Dublino, per dire ‘se ci chiamiamo unione dobbiamo accoglierli tutti insieme’ e non abbiamo mai visto un collega della Lega”.

Il sistema individualistico di questi anni ci ha lasciato tutti più soli e cattivi” dichiara ancora l’europarlamentare che conclude sulla necessità di “una lotta sulla progressività fiscale, altroché flat tax che avvantaggia solo qualcuno. La sconfitta per la creazione di liste trans nazionali per le europee è stata molto dolorosa perché io non voglio vedere nascondersi tra gli europeisti chi ha portato avanti nuovi rigurgiti fascisti”.

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