Finanza & Mercati
7 Settembre 2018

Mutui casa 2018/19: conviene di più il tasso fisso o il variabile?

di Redazione | 3 min

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Per chi deve accedere ad un mutuo casa, non c’è che dire, scegliere tra tasso fisso o variabile è un rompicapo che comporta una serie di informazioni e previsioni degne di un esperto di finanza. Il grande passo per acquistare la prima casa in tempi di crisi è ancor più difficile poiché impegna un periodo lungo di tempo in cui l’incertezza grava sulle famiglie più che in altri periodi.

Vale la pena affrontare un piccolo percorso che chiarisca quali sono le differenze di tasso tra quello fisso e variabile per avere un quadro più esaustivo e compiere la scelta con maggiore serenità.

Cosa sono l’Eurirs e l’Euribor?

Prima di approfondire cerchiamo di capire cosa si intende per Eurirs, poiché è da questo tasso che dipende la rata di un mutuo a tasso fisso. Con Eurirs si intende il valore che quotidianamente viene calcolato dalla Federazione bancaria Europea, che stabilisce il tasso medio a cui le banche devono far riferimento per sottoscrivere uno Swap che le mette al riparo dalle fluttuazioni del tasso di interesse. Infatti la parola Eurirs è l’acronimo di Euro Interest Rate Swap.

Per capirci meglio occorre pensare che la tranquillità di mantenere un tasso fisso si paga alla banca con un prezzo che rappresenta la sua incertezza ad addossarsi il rischio che il tasso d’interesse del mutuo cambi in maniera sfavorevole.

A parità di condizioni un mutuatario preferisce senza dubbio una condizione di sicurezza in cui non esiste variabilità della sua rata. Questa condizione si verifica con il tasso fisso in cui la rata viene praticamente bloccata a fronte di un sovrapprezzo che la banca applica dietro indicazione dell’Eurirs.

L’Euribor invece è ciò che si applica per i mutui a tasso variabile e che ha un orizzonte temporale che va solo da uno a tre mesi.

Va detto che la banca, poi applica uno spread che rappresenta il suo ritorno.

Quale tasso conviene oggi?

Se facciamo un passo indietro fino a qualche anno fa, ad esempio al 2008, anno in cui è iniziata la crisi economica ancora in atto, il tasso d’interesse fisso era in media del 4,70%. Oggi è dell’1% con riferimento ai mutui a 20 anni. Chi ha contratto in quell’anno un mutuo a tasso variabile ha realizzato notevoli risparmi grazie alle successive revisioni al ribasso. Il tasso variabile oggi è addirittura negativo, ai tempi era del 4%.

Sembrerebbe che scegliere oggi un tasso variabile non abbia tutta questa convenienza come poteva capitare anni fa, ma la perdurante crisi e l’azione della Banca Centrale Europea, che intende controllare la crisi immettendo continua liquidità, porta a pensare che i tassi rimangano tali ancora per lungo tempo.

Alla luce di quanto detto finora, bisogna cercare di focalizzare l’attenzione sia sul periodo per cui si intende aprire un mutuo, sia sulla propria propensione al rischio. Un mutuo di una durata massima fino a dieci anni potrebbe far pensare che la scelta giusta sia il tasso variabile, gli analisti infatti concordano nel dire che le previsioni nei prossimi 8 – 10 anni non sono di aumenti di tasso. Per contro occorre rilevare che le previsioni degli esperti più di una volta si sono dimostrate sbagliate.

La scelta del tasso fisso rappresenta senza dubbio una garanzia di costanza del debito mensile e a ben vedere forse non ci sarà un altro momento in cui la generale situazione di declino del tasso si presenti in questo modo così vantaggioso.

Il tutto bisogna poi filtrarlo con il proprio modo di intendere un rischio finanziario, è un aspetto tipicamente soggettivo.

Per concludere occorre dire che a fronte di una scelta di partenza si può mettere rimedio in vari modi, uno di questi è la surroga in cui si trasferisce il proprio mutuo ad un’altra banca che nell’occasione adegua il tasso alla situazione corrente. La stessa banca potrebbe, a richiesta, rivedere la percentuale del tasso.

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