Eventi e cultura
12 Agosto 2018
Il gestore del locale Lux, nipote dell’ultimo marito della poetessa, custodisce uno scrigno di versi sconosciuti

In una via di Ferrara spuntano poesie inedite di Alda Merini

di Marco Zavagli | 4 min

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Michele Pierri mostra una delle poesie inedite di Alda Merini

Un piccolo scrigno di tesori si nasconde tra i casseri di via Carlo Mayr. Uno scrigno fatto di parole. Parole battute a macchina dalle mani di una delle maggiori poetesse italiane del Novecento.

Spingendo la porta del Lux Bar ci si accorge, avvicinandosi al bancone, di un ritratto appeso alla parete di sinistra. Uno schizzo in matita che raffigura un giovane riccio con baffi. La dedica “a Michele” è firmata “Alda Merini”.

Michele è Michele Pierri, gestore del locale, imprenditore tarantino trapiantato a Ferrara. Si chiama come suo nonno, cardiologo e noto poeta morto nel 1988. L’ultimo marito di Alda Merini. E nel suo locale, oltre al ritratto autografato, il nipote tiene, incorniciate e protette dal vetro, alcune poesie che lei dedicò alla sua famiglia.

“Sono poesie che nessuno ha mai letto, oltre alla stretta cerchia dei miei familiari” confessa Michele. Ed è un peccato, perché negli anni a ridosso del suo secondo matrimonio, uscita – solo fisicamente – dal trauma dell’ospedale psichiatrico, la Merini scrisse alcune delle sua pagine più belle.

E quelle custodite in via Mayr, per citare la stessa poetessa milanese, ardono “d’amore come un giglio chiuso”. Due sono dedicate a Mario Pierri, il figlio del suo marito.

a Mario Pierri

Il nostro sentimento leggero
era simile a un amore di madre
che si profonde nella carne senza
toccarla.
Tuo padre questo l’aveva avvertito
ma come non si può fermare il vento
non si possono prender giovinezze
e stamparle nel vuoto
sono corsa via a piangere,
per un amore poeta
così a lungo distrutto
e per una frenesia dei miei giovani anni
e così abbiamo avvertito insieme
che l’arte ci divide dal mondo
e continuiamo a mangiare le nostre biade
infelici
entro greppie di sogno

a mario e a sua madre

Ti ho visto piangere per tua madre,
figlio
e mi sono sentita così disorientata
come colei, che, odoroso concime
abbia preso il posto di una magnifica rosa.
Ma anche il concime alla rosa serve,
e così le mie preghiere a lei
perché vi amo come miei figli
anche se a volte vi do’ dure sferzate di briglie
eppure lei sola generò anime così pure
che’ i miei figli mi hanno delusa
e a volte, nei cimiteri
questo a lei vado a dirlo
e anche che di michele sono gelosa
Lei tace e ascolta mario,
ascolta le nostre turpitudini
lei, che è così lontana.

Da questi versi traspare il dolore della Merini, gelosa della prima moglie del marito, Aminta. Alda era appena rimasta vedova di Ettore Carniti. “Il critico Giacinto Spagnoletti chiese al nonno di prendersene cura” racconta Michele. Iniziò una sorta di fidanzamento telefonico durato molti mesi, fino alla decisione di lei di trasferirsi da Milano in Puglia. Il 6 ottobre 1984, nella Chiesa del SS. Crocifisso di Taranto, Michele Pierri e Alda Merini si sposano. Il medico e poeta tarantino ha 85 anni, la poetessa milanese 53. Il loro legame dura quasi 4 anni. Nel gennaio dell’88 rimane vedova per la seconda volta.

Il ritratto del nipote MIchele autografato da Alda Merini

“Quando il nonno stette male la prima volta – ricorda Michele -, Alda fu costretta a rientrare a Milano e il nonno chiese a Mario, mio papà, di accompagnarla a casa. E così fece. Papà e Alda hanno avuto sin dall’inizio un rapporto molto forte, consolidato dal fatto che tutti e due fossero artisti (Mario è un noto pittore e incisore, ndr) e avessero il legame comune del nonno. Nel suo periodo di allontanamento da Taranto, Alda e Mario si sentivano quotidianamente e parlavano per ore, sia di cose banali che di letteratura e arte”.

Successivamente Alda Merini tornò a Taranto e iniziò a passare lunghi periodi a Crispiano, dove vivevano i Pierri. “La ricorda suonare spesso il piano, che ormai aveva un tasto bruciato dalla cenere della sigaretta che teneva sempre in mano. Dipingeva e scriveva poesie, passeggiando spesso in giardino con il nonno e papà. Noi abbiamo diverse sue opere, sia pittoriche che letterarie, ancora inedite”.

Altro tesoro mai dato alle stampa, il ricco epistolario tra la Merini e Pierri. “Una montagna di lettere. Molte, se non la maggior parte, nessuno le ha mai lette, eccetto papà”.

Magari un giorno i Pierri decideranno di renderle pubbliche o editarle. Intanto le custodiscono come gioielli preziosi in – direbbe la Merini – “quel paesaggio misterioso che sono i ricordi”. Perché, ricordiamocelo, “la poesia è un fiore, non va calpestata”.

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