di Cecilia Gallotta
Potremo presto dire addio alle caratteristiche lavagnette che fra le vie del centro indicano tipiche osterie, o ai treppiedi che con invoglianti menù fermano inevitabilmente lo sguardo dei più golosi. Lo stop arriva dalla Soprintendenza, che richiama il Comune al ‘Codice dei Beni Culturali e del paesaggio’, imponendo un intervento della polizia commerciale nei locali che espongano cartelli o manifesti commerciali, oltre che lungo le strade, anche a ridosso di edifici storici.
“Mi fa piacere che si sia optato per un approccio dialogico e non sanzionatorio – nota il proprietario di Apelle nonché presidente provinciale Fipe Matteo Musacci – e cercherò di dare il mio contributo per facilitare il rapporto tra esercenti, Comune e Soprintendenza. Tuttavia gradirei ci fosse uniformità, perché se la Soprintendenza ritiene deturpante un cartello, allora perché non i cassonetti stracolmi di pattume all’ingresso della città o il blocco creato da alcune manifestazioni?”.
Gli stessi interrogativi arrivano dal titolare del bar San Romano Clemente Gandini, che, a parte la propria vetrina, tiene esposte diverse lavagnette sulle colonne del porticato: “Ritengo molto più decorose e di gusto le lavagnette piuttosto che il porticato dal quale si stacca l’intonaco mentre la gente mangia. Non so se questo sia di competenza del Comune o dei proprietari della casa a fianco, ma è un fatto che certamente ritengo più indecoroso”.
C’è chi può ‘salvarsi’ dentro la propria area, come la pizzeria ristorante ‘La Racchetta’ di via Vaspergolo, e chi è ancora ignaro della cosa, come i titolari del bar Mazzini, preoccupati di “perdere clienti e visibilità”, una cosa “legittima e che per un commerciante sarebbe una follia non avere”.
La visibilità del resto, seppur nella nostra ‘era social’, “non si può avere solo sul web”: l’osservazione arriva dal direttore Ascom Davide Urban, d’accordo con Musacci sulla mancanza di coerenza della Soprintendenza. “Spesso li vedo molto rigidi su alcune cose e molto libertari per altre – afferma Urban – e su questo facciamo un po’ fatica a intenderci. Bisogna capire dove inizia il diritto alla libera iniziativa nel centro storico e dove la tutela del bene monumentale”.
Il rischio, secondo Urban, è quello di “finire per ingessare il centro, perché una città vive anche grazie attività commerciali che la animano”. Prendendo come esempio il veto sugli ombrelli che coloravano via Mazzini, “perdere opportunità commerciali è in ogni caso un male”, e, come dichiara Musacci, “ci si chiede quale sia il vero scopo di questa bagarre estiva”.
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