Eventi e cultura
5 Luglio 2018
A ottobre il progetto, condiviso da tre fondazioni bancarie, inaugura a Casa Romei dove saranno proiettati gli antichi ornamenti quattrocenteschi

Con “Sogno o son deste” il Ducato Estense torna agli antichi fasti

di Redazione | 2 min

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di Simone Pesci

Il Ducato degli Estensi tornerà agli antichi fasti e vedrà i suoi edifici splendidi come apparivano ai tempi del Quattrocento e del Cinquecento. Parafrasando il nome del progetto “Sogno o son deste”, condiviso da Fondazione Carife, Fondazione Vignola e Fondazione Cassa di risparmio di Modena e con il sostegno di Bper, non è immaginazione ma pura realtà.

Le tre fondazioni di origine bancaria hanno infatti deciso di fare un salto nel tempo, ristrutturando i decori che caratterizzavano, nello specifico, Casa Romei, la Rocca di Vignola e la chiesa di Sant’Agostino di Modena. La peculiarità del progetto però è che i restauri saranno solamente virtuali, realizzati con tecniche all’avanguardia che proietteranno, dopo una minuziosa ricerca storica, gli antichi ornamenti sugli edifici che agli occhi degli astanti appariranno come apparivano agli occhi degli Este.

Già alla fine della prossima settimana il progetto prenderà vita a Vignola, mentre a Ferrara bisognerà attendere mercoledì 19 settembre quando, a Spazio Crema in via Cairoli 13, sarà visibile virtualmente il Salone dei mesi di Palazzo Schifanoia. Ufficialmente “Sogno o son deste” inaugurerà a Casa Romei il 19 ottobre, dove il conservatorio Frescobaldi anticiperà con un concerto la proiezione dei decori in luce.

“E’ un progetto significativo e il primo nel suo genere” annuncia il presidente della Fondazione Carife Riccardo Maiarelli, che non esita a definirlo un “esempio virtuoso di collaborazione fra istituzioni pubbliche e private”. Che con “Sogno o son deste” si pongono l’obiettivo di far riscoprire, nella direzione di una maggiore tutela, il patrimonio artistico, che come si affretta a far notare Valerio Massimo Manfredi, presidente della Fondazione Vignola, “nessun Paese al mondo può eguagliare l’Italia in questo campo”.

C’è soddisfazione da parte di Giuseppe Pesci, coordinatore del progetto: “E’ stato un lavoro gratificante ma faticoso. L’idea era quella di far recuperare alla collettività l’ideale aspetto per il quale nascevano gli edifici”. “Abbiamo accettato una sfida – rivela il responsabile scientifico di “Sogno o son deste” Achille Lodovisi – che fa tremare i polsi. L’idea è quella di istituire una banca dati degli edifici, disponibile anche per i futuri lavori di restauro”.

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