Politica
29 Giugno 2018
'Italia in Comune' parte dai sindaci, Fabbri e Toselli: "Non siamo costola di nessuno, siamo aperti a tutti ma qui per discutere"

Pizzarotti presenta il suo nuovo partito: “Riavviciniamo la gente alla politica con temi nuovi”

Orsatti, Pizzarotti, Fabbri, Toselli (foto Castaldi)
di Redazione | 4 min

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“Uno degli obiettivi è quello di riavvicinare i cittadini alla politica. Dobbiamo fare una riflessione per porci in modo diverso nei confronti della gente, per aggregare”. La prima frase del sindaco di Parma Federico Pizzarotti — ospite alla Camera di Commercio per presentare a Ferrara il suo partito ‘Italia in Comune’ — è già da sola un manifesto politico. E non può non esserlo, del resto: il suo ‘partito dei sindaci’, come è già stato soprannominato e non a torto (tanto che di fianco a lui ci sono i primi cittadini di Comacchio e Cento, due ‘espressioni di civismo’) non ha ancora un programma elettorale, non ha ancora strutture pronte e definite, non ha ancora nemmeno degli iscritti e il suo tour che parte dall’Emilia-Romagna per poi passare al resto d’Italia serve proprio a questo, a raccogliere il capitale umano necessario ad ingranare la marcia. Se a Ferrara lo troverà, comunque, non sarà tra le persone presenti alla CamCom, comunque, quasi tutti “cittadini interessati” e, soprattutto, interessati dall’esterno con membri dell’intero arco costituzionale ad ascoltare il futuro alleato, o avversario, nell’agone politico.

“Questo viaggio”, spiega Pizzarotti, “è cominciato a Parma, ma la prima tappa al di fuori [della mia città] è Ferrara perché ci saranno le elezioni comunali il prossimo anno”. E non si tratta di pure scadenze elettorali: il primo a parlare è stato Paolo Orsatti di Ferrara Concreta, esempio di lista civica, che ha per prima cosa annunciato l’aderenza al progetto di ‘Italia in Comune’, “nato lo scorso 3 dicembre a Roma dove abbiamo lanciato l’iniziativa partendo dai valori della Costituzione, e il 15 aprile abbiamo fondato il partito davanti al notaio con la conclusione dell’atto costitutivo e della carta dei valori”.

“Se ripartiamo dal contenuto anziché dal contenitore siamo più credibili”, continua Pizzarotti che spiega perché il programma sia ancora da scrivere e perché delle alleanze si parlerà poi: “Il nostro obiettivo è di approvare delle linee guida per il programma in autunno. Prima di dire con chi si va e con chi no vogliamo dire cosa vogliamo fare, invertendo la tendenza. Vogliamo essere una voce plurale, e poi nella carta dei valori c’è la territorialità, e saranno i territori a decidere per loro stessi basandosi sui fondamenti”. Tradotto: ogni comune sceglie per sé, così come le regioni e così via, i ‘punti fondamentali’ e non negoziabili del partito — europeismo, integrazione ma con gestione dei flussi, laicità dello stato, solidarietà degli individui e diritti —  porteranno alla stesura di un programma elettorale che “ispirerà obiettivi e non individuerà soluzioni”, lasciando quindi le mani libere sul come raggiungere quanto prefissato. Un’idea abbastanza federalista che si sposa con il “modello mentale che dev’essere quello di amministrare, quindi fare proposte. Chi si deve scontrare col cambiamento deve proporre qualcosa più degli altri” — ovvero un’opposizione costruttiva in caso di sconfitta o una maggioranza pragmatica in caso di vittoria —, che parte dal civismo “che non è meglio a prescindere ma ragiona di temi locali e vuole fare il bene delle comunità, e che vuole cambiare anche nel linguaggio e per questo si chiama partito e non movimento e aspira a parlare di “cultura, difesa del territorio, trasformazione del lavoro, temi che se ne paliamo diventano interessanti, altrimenti rincorriamo i titoli dei giornali la mattina”.

“È un progetto aperto a tutti, partito dai sindaci per dare l’idea che si parte dai territori, ed è un movimento trasversale che non vuole essere la costola di nessuno ma mantenere la propria autonomia: non siamo contro nessuno ma siamo qui per discutere e per parlare”, conferma poi il sindaco di Cento Fabrizio Toselli, anche lui insieme a quello di Comacchio Marco Fabbri — ex 5 Stelle buttato fuori dal Movimento come Pizzarotti — membro della prima ora del progetto. “Da sindaci”, spiega poi Fabbri, “percepiamo un clima pesante. Le persone sprizzano sentimenti di rivalsa e disprezzo per gli avversari e non sono cose condivisibili, mentre c’è un atteggiamento nazionalista senza opposizione. Finita una campagna elettorale senza contenuti e proposte ora non si vedono programmi ma solo proclami e non si conoscono le posizioni su niente, sia l’economia o l’Euro, la sanità o la scuola. È un vuoto di contenuti che potrebbe portare a disordini se nessuno si occupa dei problemi reali dei cittadini ma si va avanti a spot. Siamo un partito, voglio dirlo orgogliosamente perché veniamo da strutture che non vogliono usare quella parola ma poi si ritrovano con cerchi magici a decidere per tutti”.

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