Cronaca
19 Giugno 2018
L'ex presidente è l'unico tra i dodici imputati ad esser presente nell'aula bunker di Pontelagoscuro dove è iniziato il procedimento per il crac

Processo Carife. Lenzi: “Nulla di cui vergognarmi”

di Daniele Oppo | 2 min

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Prosegue il processo nato dall'inchiesta relativa alle presunte difformità strutturali dello stadio Paolo Mazza, riscontrate durante il cantiere per i lavori di ampliamento dell'impianto sportivo cittadino fino a 16mila posti, avviato dopo la permanenza della Spal in Serie A nel campionato di calcio 2018-2019

La droga nel fazzoletto da naso sporco

La seconda persona è stata controllata in viale IV Novembre. Nascosta accuratamente all’interno di un fazzolettino sporco utilizzato per soffiarsi il naso, c'erano circa 5 grammi di hashish. Con sé aveva anche 480 euro in contanti. Per tale ragione l'uomo è stato denunciato per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio

“Ci metto la faccia perché non ho nulla da nascondere e nulla di cui vergognarmi”. Sono poche le parole che Sergio Lenzi, presidente di Carife nel suo periodo più difficile e fino al commissariamento, concede ai giornalisti, ma è la sua presenza a dire tutto il resto: seduto tra i suoi due avvocati, è l’unico tra i dodici imputati ad essere presente nella prima udienza del processo.

Lunedì mattina, in mezzo a un cordone di sicurezza che è apparso ancora una volta una preoccupazione più grande di quanto la realtà avesse da offrire, è iniziato il processo Carife per l’aumento di capitale da 150 milioni effettuato nel 2011, origine, per l’accusa, del crac del 2015.

Nell’aula bunker allestita nel centro sociale Il Quadrifoglio di Pontelagoscuro sono stati portati tutti i faldoni raccolti dagli inquirenti e si è insediato il collegio dei giudici, composto da Vartan Giacomelli (presidente), Sandra Lepore e Danilo Russo. Nel banco della pubblica accusa, accanto ai titolari dell’inchiesta, i pm Barbara Cavallo e Stefano Longhi, si è presentato anche il nuovo procuratore capo Andrea Garau.

Lenzi è accusato, a vario titolo assieme ad altre 11 persone (l’ex dg Daniele Forin, Davide Filippini, Michele Sette, Paolo Govoni, Teodorico Nanni; Michele Masini della società di revisione Deloitte & Touche; Ezio Soardi e Spartaco Gafforini di Banca Valsabbina; Germano Lucchi, Adriano Gentili e Maurizio Teodorani di CariCesena) di formazione fittizia di capitale (operata dalle banche Carife – con CarifeSei e Crc -, CariCesana e Valsabbina con sottoscrizioni reciproche), falso in prospetto, aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e, infine, come conseguenza della formazione fittizia del capitale, la bancarotta fraudolenta.

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