Economia e Lavoro
18 Giugno 2018
A integrazione avvenuta, inevitabile l'avvio di un pacchetto di pensionamenti e prepensionamenti

Bper potrebbe acquisire Unipol Banca

di Redazione | 4 min

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Bper Banca sarebbe in procinto di concludere l’acquisizione di Unipol Banca tra la fine del 2018 e i primi mesi del 2019, con un lavoro di integrazione tra i due gruppi che dovrebbe prendere velocità una volta che la banca che ha acquisito Carife presenterà il prossimo piano industriale triennale 2018-2020 approssimativamente durante l’ultima settimana di settembre e che prevederà anche profondi cambiamenti organizzativi all’interno di Bper stessa.

Ad affermarlo ad estense.com sono tre diverse fonti in entrambe le società che hanno chiesto di rimanere anonime in quanto non autorizzate a parlare pubblicamente del piano, che tuttavia non è una novità per gli addetti ai lavori: l’integrazione tra Bper e Unipol Banca è infatti ‘chiacchierata’ da quasi due anni, e Unipol stessa — il gruppo assicurativo, non la banca che ne è solo un ramo — è azionista di Bper possedendo una quota di azioni che sfiora il 10 percento, soglia sopra la quale per salire dovrebbe chiedere l’autorizzazione alla Banca d’Italia.

Sarebbero da leggere in questa chiave infatti, anche se un ruolo importante lo hanno avuto anche i continui restringimenti delle regolamentazioni europee, le ‘ripuliture’ da parte dei non performing loans, ovvero i crediti deteriorati, che entrambe le casse hanno approntato negli ultimi periodi con annessi relativi sacrifici, basti pensare che a inizio anno Unipol Banca ha iniziato a trasferire i suoi 3 miliardi di npl verso una bad bank interna al gruppo Unipol, mentre Bper prevede di arrivare a fine 2018 avendone cartolarizzati altrettanti spinta anche dall’amministratore delegato di Unipol Carlo Cimbri che nel corso dell’ultima assemblea dei soci di aprile aveva chiesto un cambio di rotta sostanziale sul tema. Tutte attività di derisking che hanno migliorato i rapporti con i quali le banche si presentano sul mercato, dal Cet1 al tasso di copertura dei crediti deteriorati all’Npe ratio, ovvero il rapporto tra crediti deteriorati e crediti totali.

È partendo da questo poi che deriverebbe la volontà di “maggior integrazione” tra le due aziende, linguaggio volutamente plastico in quanto non sono ancora definite le modalità del sodalizio, se con un’acquisizione, una fusione per incorporazione o altro.

Innanzitutto, Unipol Banca non è mai stata la gallina dalle uova d’oro di Unipol, anzi, tanto che è chiara da un po’ l’intenzione del gruppo di trovare qualcuno disponibile per il suo acquisto, però ha filiali nei posti strategici, ovvero quelli dove Bper non ne ha: in Friuli, in Valle d’Aosta e in parte del Trentino.

Gioco però che vale anche all’inverso, con Unipol Banca che invece ha una presenza sul territorio solamente marginale nel Mezzogiorno d’Italia, non avendo filiali né in Molise né in Calabria, una sola in Basilicata e intorno alla decina o meno in tutte le regioni dalla Toscana in giù fatta eccezione per Lazio e Sicilia.

La debolezza di Unipol Banca poi, secondo una delle fonti di Bper, sarebbe anche dovuta al fatto che “per quante integrazioni e connessioni ci possano essere tra i due lavori, l’imprinting di un assicuratore e di un bancario sono diversi. Un assicuratore farà più fatica a piazzare prodotti finanziari in una banca e viceversa”, e Unipol è da sempre votata al mercato assicurativo. E, a integrazione avvenuta, il gruppo si troverebbe a competere direttamente con i due big del mercato, Unicredit e Intesa Sanpaolo.

I segnali che qualcosa si stia muovendo però già ci sono. Dalla fine dell’estate i prodotti assicurativi di Unipol verranno venduti nelle filiali di Bper — “e qui gli assicuratori che si trovano in Unipol Banca farebbero comodo”, spiegano dai meandri di Bper —, e i rumors che trapelano sul piano industriale indicano una ristrutturazione interna della banca coerente sia con una riduzione dei costi che con una volontà di accelerazione sul progetto.

Sarebbero in corso di revisione infatti le direzioni territoriali di Bper, che la banca vorrebbe accorpare e quindi ingrandire: è ancora presto per sapere quali sopravviveranno, quali no e quali cambieranno pelle, anche se se rimane che quella di Ferrara sia una delle più piccole che la cassa gestisce.

Bper sarebbe poi pronta, a integrazione avvenuta, ad avviare un pacchetto di pensionamenti e prepensionamenti, oltre che ad attingere dal fondo degli esuberi bancari per risolvere le ridondanze che inevitabilmente verrebbero a crearsi in un unico istituto di credito, per poi rimpolpare successivamente l’organico, al momento carente e mediamente anziano, “sicuramente più di Carife nonostante fossero state saltate alcune generazioni di assunzioni”.

Tutte operazioni che però hanno un costo, anche non indifferente, per le quali sarebbe pronta a correre in aiuto anche Unipol stessa, i cui dirigenti in diverse occasioni hanno annunciato di essere disponibili a sostenere un aumento di capitale sociale, e forse anche altre opzioni che potrebbero finire sui tavoli del board di Bper nei quali siede anche Unipol seppur con una posizione abbastanza defilata e poco mediatica con un solo uomo chiave. I segni ci sono, le voci si susseguono. Ora serve aspettare che le decisioni vengano prese, almeno fino all’autunno.

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