Cronaca
16 Giugno 2018
Terminato Reggio Emilia il processo per la frode fiscale da 130 milioni di euro. Condanne per gli altri imputati ferraresi Elena Pozzati (3 anni) e Massimiliano Paletta (4 anni).

Maxi truffa dell’acciaio. Condannato Ciancimino, prescrizione per l’industriale Ravani

di Daniele Oppo | 2 min

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Era la vigilia di Natale dello scorso anno. Per le feste si ritrovano assieme, con le rispettive famiglie, due fratelli tra i quali, per questioni legate all'eredità paterna, negli ultimi tempi non corre buon sangue. Il più giovane dei due, classe 1976, abita nella casa di Pieve di Cento ereditata come proprietà indivisa

Si è concluso con otto condanne il processo per la maxi frode dell’acciaio, nato da un’indagine della Gdf nel 2006-2007 che portò a scoprire una gigantesca evasione fiscale da 130 milioni di euro realizzata creando un’associazione a delinquere che utilizzava un giro di acciaio e società cartiere tra aziende e mediatori di metallo di Ferrara e Reggio Emilia, oltre a San Marino e Panama. L’indagine portò all’arresto di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo e boss di Cosa Nostra, don Vito Ciancimino.

Il procedimento – che vedeva indagate oltre trenta persone –  era stato inizialmente incardinato a Ferrara, il cui tribunale si è però dichiarato incompetente, trasferendo tutte le carte a Reggio Emilia, dove aveva sede la società considerata al centro di tutto.

Tra le otto condanne complessive, ci sono quelle che riguardano i ferraresi a processo – Elena Pozzati (3 anni di reclusione) e Massimiliano Paletta (4 anni) – nonché quelle per quelli che erano considerati i vertici dell’organizzazione:  Ciancimino, condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione e Patrizia Gianferrari, stangata con 6 anni e 8 mesi di reclusione (il pm aveva chiesto rispettivamente 7 e 11 anni di carcere).

Non luogo a procedere invece per l’altro ferrarese coinvolto, l’industriale Sauro Ravani della Ravani Acciai, difeso dall’avvocato Alberto Bova: il pm aveva chiesto per lui 5 anni di reclusione, ma i giudici, dopo aver riqualificato il capo d’imputazione, hanno escluso che fu promotore dell’associazione a delinquere, dichiarato il reato estinto per prescrizione, senza procedere a una valutazione nel merito.

La decisione è arrivata nella tarda serata di venerdì 15 giugno, dopo circa sette ore di camera di consiglio.

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