Usava un coltello per costringerla ad avere rapporti sessuali e poi per procurarle piccoli tagli alle gambe. Rapporti sessuali nei quali la prendeva a calci, schiaffi e pugni, riprendendola con un tablet e minacciando di pubblicare il video in rete se l’avesse denunciato, chiedendole alternativa 10mila euro per averlo indietro. In altri casi, la minaccia era quella della morte
È l’accusa nei confronti di un uomo di 30 anni, di nazionalità tunisina, a processo per violenza sessuale aggravata e tentata estorsione. I fatti sono relativi alla prima metà del 2016. A denunciarli è stato la donna – una sua connazionale, più grande di lui di dieci anni – con la quale aveva avuto una precedente relazione affettiva e che ogni tanto riprendeva in maniera saltuaria.
Per la difesa – avvocati Salvatore Mirabile e Massimo Bissi – i rapporti tra i due, seppure anche di natura estrema, erano consenzienti e tutto sarebbe scoppiato solo quando il 30enne ha deciso di andare a convivere con un’altra donna, dalla quale aspettava un bambino.
Molto diversa la posizione dell’avvocato Massimo Cipolla, che rappresenta la parte offesa, costituitasi parte civile nel processo: «La mia assistita – afferma il legale – rimane fortemente preoccupata dal fatto che questo soggetto è ancora in città, libero e senza alcuna limitazione della libertà personale, nonostante un campo d’imputazione così severo».
Giovedì, davanti al tribunale in composizione collegiale, si è svolta l’udienza filtro, con rinvio a febbraio dell’anno prossimo per sentire i testimoni della procura.
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