Attualità
5 Giugno 2018
Rudra ha chiesto la riapertura del processo sulla misteriosa morte del padre in carcere

Aldo Bianzino, il figlio a Ferrara per chiedere verità e giustizia

di Redazione | 3 min

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“A dieci anni dall’accaduto è arrivato il momento di chiedere con tutta la mia forza che venga fatta veramente verità e giustizia, e chiedo a tutte le persone che leggeranno queste parole di unirsi alla mia voce, in maniera tale che non sia più solo un urlo perso nel vuoto di un ragazzo rimasto solo, ma un coro composto da tutta la società civile, dove l’interlocutore non potrà che prendere atto della voglia di verità e giustizia di una moltitudine di persone”.

A parlare è Rudra Bianzino, che aveva solo 14 anni quando il padre Aldo morì in circostanze misteriose dopo nemmeno 48 ore dietro le sbarre nel carcere perugino di Capanne. Il figlio porterà la sua battaglia per la verità anche a Ferrara, ospite giovedì 14 giugno alle 18 presso il circolo Arci BlackStar in via Ravenna 108.

Insieme a Rudra, interverranno Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi e Valentina Calderone dell’associazione per le libertà a Buon Diritto, entrambe sempre in prima linea per salvaguardare i diritti civili e umani.

Aldo Bianzino viene arrestato il 12 ottobre 2007 nella sua casa di Pietralunga, in provincia di Perugia, insieme alla compagna Roberta Radici, per il possesso di alcune piante di marijuana. Il 14 ottobre Roberta viene scarcerata e scopre che Aldo è morto, improvvisamente, nella sua cella. Comincia qui la lunga battaglia della famiglia di Aldo. Una battaglia che Roberta non condurrà a lungo: nel 2009 una malattia la ucciderà.

È il figlio Rudra, che aveva solo 14 anni quando il padre morì, a portare avanti la richiesta di verità e giustizia. Un processo porterà alla condanna ad un anno e sei mesi (poi ridotti a sei mesi in appello) confermata dalla Cassazione nel 2015 per un agente di polizia penitenziaria, ritenuto responsabile di omissione di soccorso.

Ma come è morto Aldo Bianzino? La verità giudiziaria parla di una emorragia cerebrale: un sanguinamento che porta alla morte nell’arco di alcune ore, dopo atroci dolori. Ma questa tesi non ha mai convinto la famiglia. Gli avvocati di Rudra Bianzino hanno presentato, nelle settimane passate, una richiesta per la riapertura del processo per la morte di Aldo, per capire cos’è successo nel carcere di Perugia tra il 12 e il 14 ottobre 2007.

“Chiedo che venga riaperto il processo per omicidio – ribadisce il figlio -; una vicenda che merita di essere raccontata, nella quale non devono più rimanere punti oscuri su cui nutrire dubbi, per le istituzioni, per questo paese che è, e deve rimanere democratico tutelando i diritti dei propri cittadini e per far sì che non si debba più morire sotto la custodia di quelle istituzioni che dovrebbero tutelarci. Per questo chiedo che venga inoltre aperta una commissione di inchiesta parlamentare sui casi di abusi o presunti abusi sotto la custodia delle istituzioni. Mi sembra giusto, se non imprescindibile, allargare la mia battaglia a sostegno di tutte quelle persone che stanno lottando per avere verità e giustizia, in particolar modo quando sono le stesse istituzioni ad essere chiamate in causa, per far luce su una moltitudine di casi rimasti irrisolti”.

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