Spettacoli
30 Maggio 2018
Gli attori ottengono un 'permesso premio', per la prima volta non saranno accompagnati dalla scorta. Appuntamenti al Comunale e liceo Ariosto

Una giornata di libertà per i detenuti a teatro

di Elisa Fornasini | 3 min

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Una giornata di libertà per i detenuti-attori che martedì 5 giugno lasceranno il carcere dell’Arginone per portare in scena lo spettacolo “Ascesa e caduta degli Ubu” al teatro Comunale di Ferrara. Il rapporto che lega la casa circondariale alla città culturale è talmente consolidato che, per la prima volta nella storia del progetto partito più di dieci anni fa, i detenuti non saranno accompagnati dalla scorta della polizia penitenziaria ma usciranno con un ‘permesso premio’ per raggiungere autonomamente il teatro cittadino.

“Essere liberi, anche se solo per poche ore (tra prove e messa in scena) è un gesto di grande confidenza e fiducia da parte del carcere” ammette Horacio Czertok, responsabile progetto Teatro-Carcere Ferrara che da 12 anni cura con amore e attenzione il laboratorio teatrale dietro le sbarre.

Il corso biennale che prevede due lezioni a settimana – realizzato dal Teatro Nucleo e finanziato da Comune e coordinamento Teatro-Carcere Emilia-Romagna – ha coinvolto 14 attori detenuti nella sezione dei reati comuni ma solo la metà di loro potrà prendere parte all’appuntamento conclusivo al Comunale.

“Gli altri 7 per ragioni burocratiche non possono ottenere il permesso di ‘libera uscita’ concesso dal magistrato di sorveglianza di Bologna su segnalazione del direttore del carcere Paolo Malato” spiega Loredana Onofri insieme alle altre educatrici della casa circondariale che commentano con soddisfazione la continuità del progetto: “Molti dei detenuti partecipanti sono già stati protagonisti delle scorse rappresentazioni al Comunale o a Internazionale, un’esperienza che verrà ripetuta anche quest’anno come elemento del trattamento penitenziario per far sì che la persona possa cambiare il suo atteggiamento per il suo inserimento sociale”.

A parlare di “reinserimento positivo nella società” è anche l’assessore ai Servizi alla Persona Chiara Sapigni che tramite il suo Assessorato “investe sul carcere come luogo di reclusione ma non di isolamento, affinché le persone private della libertà si sentano più vicine alla città civile” e anche alle scuole, “a cui lancio la sfida di aprirsi a questo progetto perché ragazzi hanno bisogno di capire questo aspetto della società”.

Sfida già raccolta dal liceo Ariosto che giovedì 31 maggio ospiterà una tavola rotonda per riflettere su quanto è stato realizzato e sulle prospettive del coordinamento con i responsabili delle attività teatrali nelle carceri di Bologna, Castelfranco Emilia, Ferrara, Forlì, Ravenna, Modena. Presente anche Gherardo Colombo, presidente Cassa delle ammende–Ministero della Giustizia, che dialogherà con la garante dei detenuti Stefania Carnevale. 

L’appuntamento al liceo è prettamente riservato agli studenti, mentre lo spettacolo al Comunale è aperto alla cittadinanza a pagamento (10 euro intero, 8 euro over 65, 5 euro under 30). Il ricavato è una sorta di retribuzione per i detenuti, per pagare le loro giornate lavorative. “Noi ci crediamo, il teatro deve proporsi alla comunità in tutte le sue forme, anche per il cittadino recluso” aggiunge Marino Pedroni, direttore artistico del teatro intitolato a Claudio Abbado, “maestro molto attento a tutti gli aspetti sociali”.

Come questo spettacolo, “ispirato all’opera di Alfred Jarry e alla metafisica che ha rifondato il teatro del ‘900 – spiega Czertok – che racconta l’intera epopea degli Ubu per indagare il gioco del potere, un desiderio e un’illusione che diventa ancora più forte in carcere, luogo di paradossi”. Svelato anche il tema del prossimo biennio: il rapporto padre e figli.

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