Attualità
14 Maggio 2018
Il parroco accoglie le lamentele dei fedeli e vieta l'esposizione del drappo. La rabbia dei contradaioli: "Simbolo di appartenenza"

San Giorgio, divieto di esporre la bandiera sul campanile causa “degrado”

di Elisa Fornasini | 3 min

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Ogni maggio, da più di vent’anni, sventola la bandiera di San Giorgio dall’omonimo campanile. O meglio, sventolava. Per la prima volta nella storia della contrada, infatti, è arrivato il divieto di esporre lo stendardo giallorosso dalla torre campanaria rinascimentale che svetta a fianco della basilica di San Giorgio.

Un veto imposto non dall’Arcidiocesi – che si dice estranea alla vicenda – ma direttamente dal parroco, costretto a questa scelta drastica per via delle pressanti lamentele dei fedeli.

“Il bandierone costituisce un contributo al degrado, non può stare su un monumento storico” è la protesta montata dai fedelissimi parrocchiani, che hanno tempestato di telefonate e lettere monsignor Danillo Bisarello, che dirige la parrocchia di San Giorgio e la vicina Beato Tavelli da Tossignano, per impedirne l’affissione.

Il malcontento attorno al pezzo di stoffa – che, diciamolo, rappresenta tutto fuorché un simbolo di degrado – è iniziato lo scorso anno, quando il borgo dell’Idra ha vinto la corsa dei cavalli e quella dei putti. Per festeggiare il trionfo al Palio, i contradaioli hanno chiesto al parroco di poter tenere appeso il vessillo sul campanile fino alla cena della vittoria, a metà giugno.

Don Danillo ha acconsentito ma la proroga ha infastidito i parrocchiani più tradizionalisti, tanto da essere arrivato a proibire l’esposizione del drappo per quest’anno e verosimilmente anche per gli anni a venire. “Abbiamo appreso la notizia con grande dispiacere, è un vero peccato” ci scrive il contradaiolo Cristiano Bottarelli, giallorosso nel sangue.

E non è l’unico a pensarla così. “Il bandierone è un simbolo di appartenenza. Di appartenenza ad un luogo dove passi molto tempo e che ami visceralmente – conferma Cristiana Bertoni -. Per noi contradaioli segnava l’ inizio del mese di maggio. Un mese che aspetti e prepari per un anno intero, un mese che riunisce le famiglie del Borgo e non solo, per un progetto comune, bello, pulito, come poche altre cose al giorno d’oggi. Arrivare da via Comacchio e vedere il tuo bandierone appeso a quella meraviglia del campanile di San Giorgio è una delle emozioni che da sempre mi strappa un sorriso, anche nei giorni più brutti e frenetici”.

L’Idra è talmente legata al suo gonfalone, da averlo appena riammodernato. “Un paio di anni fa, visto che i vecchi drappi si erano rovinati a causa delle intemperie, ed in occasione del matrimonio di una contradaiola, ci siamo auto-sovvenzionati – racconta Cristiana – e con il preziosissimo aiuto della nostra sartoria, abbiamo cucito due bandieroni nuovi nuovi. Quest’anno purtroppo ci è stato negato il permesso di appenderli. Le ragioni sono poco chiare e ci lasciano con tanta amarezza. Vedremo che soluzione trovare”.

Un’alternativa, al momento, non sembra esserci. “Il bandierone c’è sempre stato ma ci adeguiamo al veto, non possiamo fare altro – commenta rammaricato il presidente di contrada, Roberto Brunetti -. Non abbiamo insistito perché il rapporto contrada-parrocchia è sempre sul filo di lana e noi non vogliamo rendere più tesa la situazione ma tenere un comportamento appropriato. È innegabile però che il prete abbia preferito coprirsi le spalle, dando più peso alle telefonate degli abitanti benpensanti della parrocchia che ai ragazzi che si impegnano tutto l’anno. Così ci si scontra con la parte di Ferrara che vede il Palio come una manifestazione carnevalesca che disturba, quando invece è un bellissimo momento di festa e aggregazione a cui non vogliamo rinunciare”.

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