Cronaca
8 Maggio 2018
Commissioni che scivolano sul giudizio, l'ombra imperante di baroni e concorsi guidati: si è attribuito tutto questo al bando che ha assegnato la cattedra di Urbanistica a Unife.

L’università, i maestri e i concorsi

di Daniele Oppo | 5 min

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Dipartimento di Architettura, Palazzo Tassoni

Commissioni che scivolano sul giudizio, l’ombra imperante di baroni e concorsi guidati: si è attribuito tutto questo al bando che nel 2015 ha assegnato la cattedra di Urbanistica a Unife.

Era nato male quel concorso, con un ricorso contro il primo bando, la revoca da parte dell’Università e poi un secondo bando con poca pubblicità e tempi strettissimi (23 dicembre/7 gennaio). E la sua prosecuzione sembra proprio essere figlia della cattiva stella: la vicenda del curriculum contestato di Gastone Ave, professore di Urbanistica al dipartimento di Architettura Unife è terminata a livello penale con un’assoluzione, ma lo scontro (che prosegue anche davanti al Tar) con il suo accusatore, Gianfranco Franz, difficilmente terminerà con la sentenza di primo grado.

E non solo perché il giudice ha detto che il “fatto non costituisce reato”, certificando in qualche modo l’esistenza del fatto stesso, ma anche per via di alcune dichiarazioni rese durante il processo da testimoni e avvocati.

Nato male. Parlavamo di secondo bando. Già, perché il primo viene annullato perché, riprendendo le parole usate dall’avvocato di parte civile, «il professor Franz si è dovuto recare da un avvocato amministrativista che scrive al Rettore “Che cosa è questa vergogna?”».

«[…] siamo scivolati un po’ sul giudizio». C’è poi la dichiarazione testimoniale, nemmeno da decifrare, del professore di Urbanistica Marcello Balbo, presidente della commissione che nel 2015 valutò i curriculum di Ave e Franz, preferendo il primo. «[…] vuole che le dica che abbiamo…, che siamo scivolati un po’ sul giudizio, io glielo dico, non ho mica problemi», è la sua risposta a domanda del giudice che chiedeva conto del perché, nella valutazione individuale riguardante Ave, fosse stato riportato il possesso di alcuni titoli specifici (tre su cinque sono proprio quelli contestati). Lo stesso Balbo poco prima aveva detto che non erano stati rilevanti per decidere in suo favore nell’assegnazione della cattedra, come invece lo era stato un master conseguito ad Harvard, su cui la valutazione tace. Ma, se non è rilevante, chiede il giudice, a che pro scriverlo? «Sa – risponde Balbo – dopo 8 ore di commissione, come dire, uno scrive delle cose…»

Piani urbanistici? Tra quei titoli citati ma contestati – oltre alla partecipazione nella fondazione delle reti universitarie Unitown e Routes – c’era anche l’ideazione e l’elaborazione dei piani di rigenerazione urbanistica delle città vecchia di Montevideo (Uruguay) e di Valparaiso (Cile), che per l’accusatore Franz (parte civile tramite l’avvocato Marco Linguerri) sono inesistenti (anche se, a dirla tutta, uno di questi venne ‘riconosciuto’, citandolo, dallo stesso Franz durante un convegno del 2013, tenuto a Mantova, almeno secondo quanto rilevato dall’avvocato Giovanni Domeniconi nell’arringa difensiva).

Il prof. Paolo Ceccarelli, luminare della materia, tra i fondatori della facoltà di Architettura estense e maestro di entrambi i concorrenti, spiegò in udienza che, alla fine, seppure non fossero da considerare formalmente dei piani urbanistici, quella attribuita da Ave è comunque una definizione passabile, perché manca una codificazione, un’istituzionalizzazione, di quel tipo di documenti.

Per Balbo però, almeno quello di Montevideo, è invece davvero tutto, tranne che un piano urbanistico. Quando il giudice gli mostra un volume che avrebbe dovuto contenere il ‘piano urbanistico’, il presidente della commissione risponde prima che si tratta «di una pubblicazione con una serie di saggi sulla questione delle rivitalizzazione urbana» e poi, ancora su domanda diretta ancora del giudice, dice che quello non lo definirebbe un piano di rigenerazione urbanistica: «Assolutamente no», «questo è un testo», «un piano è mille cose, ma certamente non questo».

Un ‘piano’, peraltro, che la commissione non sembra aver neppure mai visto. Quando l’avvocato di parte civile chiede se fosse stata fatta una verifica per controllare «se c’era e che cos’era questo piano urbanistico per la rigenerazione della parte antica di Montevideo», il presidente della commissione risponde candidamente: «Assolutamente no, perché come ho detto prima questo tipo di componenti all’interno del curriculum di un qualsiasi candidato per un concorso di questo tipo, sono componenti di secondaria importanza».

Secondaria importanza che, però, fonda il giudizio favorevole della commissione nella parte in cui rileva che Ave «mostra una consistente continuità della produzione scientifica e una del tutto soddisfacente partecipazione a progetti di ricerca nazionali e internazionali (Albania), ivi compresi alcuni progetti in paesi extraeuropei (Cile, Uruguay e Brasile)».

«Nelle università italiane sono i maestri che scelgono». Ma il vero coup de théâtre di tutta la vicenda, è contenuto nelle parole pronunciate in sede di arringa dall’avvocato Umberto Guerini, uno dei due difensori di Ave. Dopo aver propugnato l’assoluzione totale del suo assistito sia sotto il profilo meramente fattuale che in diritto, il legale, che conosce il mondo universitario essendo da lungo tempo ricercatore nell’Ateneo di Bologna, afferma: «[…] ho avuto l’impressione che si sia usato lo strumento della denuncia nei confronti di Ave per uccidere un padre per interposta persona».

Il ‘padre’ è, con tutta evidenza, il già citato Ceccarelli, maestro di entrambi i contendenti.

«Io lo so e lo sappiamo tutti che, nelle università italiane e non solo, sono i maestri che scelgono – dice Guerini -. Poi ci sono i concorsi che qualche volta vengono guidati male e infatti, è verissimo, c’è una percentuale di “figli di” che poi alcuni finiscono nei guai e altri no […]. Ma sono i maestri che scelgono. Ceccarelli ce lo ha detto. Ha ragione Ceccarelli? Ha torto Ceccarelli? È la sua valutazione. Ceccarelli ha preferito Ave e la commissione ha preferito Ave».

«Denunciate la commissione. Denunciate il professore Ceccarelli», prosegue l’avvocato. «Cosa c’entrava Ave? – chiede l’avvocato – Non è mica figlio di Ceccarelli Ave. Io ho avuto l’impressione che non potendo uccidere direttamente Ceccarelli si volesse uccidere Ave. Ma cosa c’entra Ave se Ceccarelli ha preferito lui? Lo ha corteggiato? Ha fatto qualcosa? Immagino di no. Ha fatto il suo dovere e Ceccarelli, perché ha visto la documentazione, perché ha visto quello che voleva vedere, per qualsiasi ragione, ha preferito Ave. Bisogna accettare in questi casi che certe cose avvengano».

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