“Non tutti gli uomini di Salò erano criminali, anche tra loro c’erano brave persone, in buona fede”.
Chi ha pronunciato questa frase? Dario Franceschini, in un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo e pubblicata nel febbraio 2009 (1).
L’attuale ministro dei Beni Culturali, che ricordava il nonno fascista (Giovanni Gardini di Poggio Renatico) ha pronunciato una frase ispirata al buon senso.
Ora che il clamore del 25 aprile è passato mi piacerebbe che si distinguesse fra il verdetto della Storia (con la Esse maiuscola) e il giudizio sulle vicende individuali e sulle motivazioni personali che hanno indotto non pochi Italiani (da Giorgio Albertazzi al nostro Luciano Chiappini) a indossare la divisa di Salò o, comunque, a schierarsi da quella parte.
Dopo tanti anni in cui i “repubblichini” sono stati dipinti in blocco come una banda di fanatici criminali credo che sia giusto non formulare giudizi manichei, ma cercare di capire come, in quel contesto storico e politico, maturarono scelte personali che oggi possono sembrare incomprensibili ma che allora non apparivano tali.
Prima di giudicare bisogna sempre cercare di comprendere, senza usare gli occhiali dell’ideologia che portano a conclusioni ben lontane dall’obbiettività.
Giorgio Fabbri
(1) Nonno fascista e papà partigiano – Corriere della Sera
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23 feb 2009 – Il nonno di Franceschini torna in Italia e accoglie in casa la vedova e gli orfani di Caretti, che crescono con i suoi due figli: Gardenia e Annio, chiamato così perché tenuto a battesimo da Annio Bignardi, il gerarca più vicino a Balbo, che sarà tra i firmatari dell’ordine del giorno Grandi per deporre il Duce.