Non si tratta, come potrebbe sembrare di prim’acchito, di una serata conviviale con menu “latu sensu” antropofago bensì di un duplice evento teatrale dalle atmosfere squisitamente francesi incentrato sulla prima opera allestita a cura del neonato gruppo “Teatro 21” capitanato dalla collaudatissima coppia composta da Alessandra Alberti e Catia Gianisella.
Alla sala Estense va in scena, sabato 21 aprile alle ore 21, “La cena dei cretini”.
Il testo è un adattamento della celebre opera di Francis Veber (“prestata” a più riprese anche al cinema, in prima battuta a cura dello stesso Veber) qui riproposta con la regia della Gianisella e l’aiuto regia della Alberti. La trama a molti, è nota: un ricco editore parigino (Pierre Brochant, interpretato da un poliedrico Paolo Garbini) organizza ogni mercoledì sera assieme ai suoi amici altolocati una cena “dei cretini” incentrata sull’invito da parte di ciascun commensale di almeno una persona – ritenutamente stupida – da prendere in giro a sua insaputa per tutta la serata, con tanto di assegnazione di una “palma” d’oro al reclutatore del miglior cretino di turno. Un intempestivo “colpo della strega”, tuttavia, blocca Brochant a casa in compagnia del “cretino” da lui prescelto per la serata (Francois Pignon, personaggio utilizzato anche in altre commedie dallo stesso Veber e da altri autori, qui interpretato da un esilarante Francesco Cositore). La cena dei cretini si ritorcerà quindi contro il ricco e sprezzante editore alla stregua di un boomerang dai bordi affilati: sulla scia di un roboante gioco degli equivoci Brochant sarà abbandonato dalla moglie Christine (un’intrigante Daniela Patroncini), dileggiato e ripagato dal suo miglior amico Juste (un ridanciano Nicola Ferro), insidiato dall’amante Marlene (l’incontenibile Sabrina Bordin) e braccato da un pericoloso esattore fiscale (un insidioso Giovanni Ricci). Completano il cast il musicista-attore Alessandro De Luigi (nel ruolo del placido Professor Archambaud nonché, in incognito, nell’interpretazione vocale del sordido Pascal Menaux) ed una leggiadra Alessandra Alberti, divina e “sgallettata” incarnazione musicale di quella Parigi sfrontata e godereccia sempre viva nell’immaginario collettivo.
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