di Marcello Celeghini
Un percorso diagnostico-terapeutico in sinergia tra Azienda Ospedaliero-Universitaria e Azienda Sanitaria Locale di Ferrara che ha come obiettivo quello di garantire un approccio coordinato ed integrato multiprofessionale e multidisciplinare alla presa in carico e il trattamento del carcinoma differenziato della tiroide.
Il nuovo percorso terapeutico è stato approntato dall’Unità Operativa di Endocrinologia e Malattie del Ricambio dell’Azienda Ospedaliera in accordo con le altre unità operative del Sant’Anna coinvolte nel percorso di cura: come Medicina Nucleare, Chirurgia 1, Chirurgia 2, Clinica Orl e Anatomia Patologica. In base alle linee guida internazionali i pazienti sottoposti ad agospirato tiroideo eco guidato possono necessitare, nel caso ci sia una diagnosi nefasta, di trattamento chirurgico e di trattamento radiometabolico. Ed è a questo punto che il percorso terapeutico presentato indirizza i pazienti verso i reparti chirurgici di Cona o verso la Medicina Nucleare per effettuare terapie o ulteriori esami diagnostici.
L’intento è quello di collegare gli ambulatori endocrinologici sul territorio, molti dei quali gestiti dall’Ausl, con l’Uo di Cona in modo da indirizzare il paziente verso gli step successivi del trattamento. “Vogliamo che i pazienti ferraresi, e non, con carcinoma tiroideo appurato o sospetto trovino tutte le risposte all’interno del loro territorio e vadano sempre meno in ordine sparso presso altre strutture fuori provincia- spiega la primaria di Endocrinologia, Maria Chiara Zattelli-. Il paziente parte dal proprio specialista di fiducia e, dopo il passaggio chirurgico o terapeutico, ritorna dallo stesso specialista. Intendiamo creare una sorta di buona pratica, pur lasciando la libera scelta al paziente”.
Il nuovo processo diagnostico-terapeutico integrato sarà coordinato dalla dottoressa Roberta Rossi del team di Endocrinologia di Cona. “Sono soddisfatto di questa novità che vede le due aziende ferraresi collaborare insieme, tanto più si fa sistema tanto più la qualità delle prestazioni mediche e ospedaliere diventa maggiore- sottolinea il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera, Tiziano Carradori- . Se manca la coordinazione tra professionisti il paziente si sente disorientato ed è più spinto ad emigrare verso altri ospedali di altri territori. Se il paziente emigra per scelta personale va bene, ma se emigra perché è costretto a causa di deficienze organizzative è un danno per tutta la collettività”.
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