Ho seguito con attenzione il “caso Regeni” e mi auguro che presto vengano fugate le numerose zone d’ombra che tuttora lo accompagnano.
Fra tutte il comportamento dell’Università di Cambridge e della tutor di Regeni, Maha Abdel Rahman, ritenuta vicina alla Fratellanza musulmana, che solo nel gennaio del corrente anno e dopo parecchie insistenze, ha accettato di rispondere alle domande degli inquirenti italiani. Si sentiva forse colpevole (ipotesi minimale)? A che pro mandare allo sbaraglio, in una situazione difficile e complicata, un giovane ricercatore che poi ci ha rimesso la vita.
Penso che i genitori di Regeni meritano comprensione e compassione (nel senso etimologico del termine), anche se a volte hanno rilasciato dichiarazioni inopportune o discutibili nei confronti dell’Italia. Ora però mi sembra che abbiano varcato il segno, manifestando – secondo quanto riportato dalla stampa – “stima e gratitudine” nei confronti del sostituto procuratore generale di Genova Enrico Zucca, che ha pronunciato “parole oltraggiose” e “accuse infamanti” – come ha detto il Capo della Polizia – contro le forze dell’ordine: penso che abbiano perso una buona occasione per tacere. Aggiungo poi una mia nota personale riguardo allo striscione esposto sullo scalone municipale.
Dovrà essere esposto in eterno? E se proprio si vuole continuare ad esporlo non sarebbe meglio spostarlo in un luogo che non deturpi l’estetica di un edificio che ha notevole rilevanza dal punto di vista artistico?
Alcide Mosso