Attualità
26 Marzo 2018
Ricerca sui monoteismi in Emilia-Romagna. L'Assemblea legislativa: "Sfatiamo i luoghi comuni sull'invasione islamica"

Religioni. Più cristiani ortodossi che musulmani a Ferrara

di Elisa Fornasini | 4 min

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Ferrara è al secondo posto in regione per la presenza di luoghi di culto cristiano ortodossi, al settimo posto per i luoghi di culto islamici e all’ultimo posto per quelli ebraici. È la ‘classifica’ sulle comunità religiose non cattoliche che emerge dalla ricerca “I monoteismi in Emilia-Romagna” elaborata dall’Assemblea legislativa regionale per sfatare i luoghi comuni sulle religioni che parlano di una ‘invasione islamica’.

Il primo dato che balza all’attenzione è che ci sono più cristiani che musulmani fra gli stranieri in Emilia-Romagna. Lungo la via Emilia, infatti, il 47,5% dei cittadini stranieri è a vario titolo cristiano – 253mila persone, di cui 158mila cristiano ortodossi e 95mila cristiani cattolici – mentre il 38,9% è musulmano (182mila persone).

Che la nostra regione, così come il resto d’Italia d’altronde, non sia più un ‘monolite’ religioso è ormai un dato di fatto da anni, ma per la prima volta è stata realizzata una mappatura dei luoghi di culto delle comunità religiose monoteiste (ebraismo, cristianesimo ortodosso e Islam) sviluppata attraverso questionari e studi empirici in collaborazione con l’Università di Bologna, gruppo di ricerca e informazione socio religiosa (diretto da Giuseppe Ferrari) e l’Osservatorio per il Pluralismo religioso, il cui coordinatore scientifico è il professor Pino Lucà Trombetta.

Anche la provincia di Ferrara – per via delle forti migrazioni di stranieri – ha cambiato pelle e negli ultimi due decenni è diventata approdo di differenti religioni. Sono 10 i luoghi di culto islamici aperti nel territorio estense: la ricerca segnala l’associazione l’Unione onlus a Ferrara, il centro culturale per la convivenza e il centro culturale islamico pakistano a Cento, il centro pakistano e l’associazione culturale El Futuro a Portomaggiore, il centro di cultura islamica di Argenta, l’associazione culturale Esselam (Pace) a Bondeno, l’associazione culturale Il Futuro centro culturale Habib a Berra, l’associazione al Anwar a Massa Fiscaglia e la piccola moschea tabligh a Sant’Agostino (San Carlo). Non si fa menzione, nel capoluogo estense, delle moschee in via Traversagno e via Orboni.

A livello regionale, si è assistito a una sostanziale stabilità (168 luoghi di culto islamici, due in meno rispetto a due anni fa) ma la ricercatrice non nasconde le difficoltà nel reperimento dei dati che rivelano “problemi reali e difficoltà esistenti nella comunicazione della società civile occidentale col mondo musulmano: equivoci, fraintendimenti e diffidenza che hanno un ruolo importante nell’ostacolare i processi di integrazione”.

I dati raccolti (relativi alle sole 28 interviste fatte) non possono quindi ritenersi rappresentativi in quanto campionamento casuale di una piccola percentuale del totale dei centri islamici in regione che per etnia, numero di partecipanti e attività sono molto diversi tra loro. Come anticipato, Ferrara è al settimo e quindi terzultimo posto rispetto all’incidenza nei 9 capoluoghi emilano romagnoli, molto distante dai numeri di Bologna (dove si registrano 53 luoghi di culto per l’Islam), ma anche di Modena (30), Reggio Emilia (26) e Ravenna (17); più vicina a quelli di Parma e Forlì-Cesena (11) e superiore solo a Piacenza e Rimini (5).

Una presenza consistente ma (quasi) invisibile è invece quella dell’Ortodossia. Ferrara conta 9 luoghi di culto cristiano ortodossi, suddivisi in 7 chiese e missioni e in 2 sedi. La stragrande maggioranza fa parte del Patriarcato di Romania, ma c’è anche una percentuale afferente al Patriarcato di Mosca, Patriarcato di Costantinopoli e chiese pre-calcedonesi in comunione. Delle 65 realtà regionali, Ferrara è al secondo posto ‘a pari merito’ con Rimini, seconda solo a Bologna (17), seguita da Modena (8), Reggio Emilia e Ravenna (6), Parma (4), Piacenza e Forlì-Cesena (3).

La comunità ortodossa è quella che, a seguito dell’immigrazione (soprattutto femminile) dall’Est, ha conosciuto la maggior crescita negli ultimi 20 anni. Le medie globali indicano una comunità-tipo piuttosto giovane (la più giovane è quella rumena) e formata in prevalenza da famiglie; ciò vale specialmente per le chiese egiziane copte, rumene e, in misura minore, moldave: le trasformazioni delle politiche migratorie e nelle pratiche dei migranti fanno quindi sì che non si possa più guardare esclusivamente all’Ortodossia come a una ‘religione delle badanti’.

In questo mondo pluralista c’è anche una modesta, anche se storicamente e culturalmente molto radicata, presenza ebraica. Ferrara, considerata la culla della cultura ebraica, vanta il Meis e l’antico ghetto, ma solo due luoghi di culto: la sinagoga in via Mazzini e il cimitero in via delle Vigne. In regione sono attive quattro comunità ebraiche (oltre a quella di Ferrara, anche Bologna, Modena e Parma) mentre 37 altri luoghi parlano della storia e vita ebraica in Emilia Romagna tra sinagoghe e cimiteri.

“I dati raccolti in questo volume vogliono essere il nostro contributo a una discussione seria, non rituale e non falsata da luoghi comuni, secondo cui i ‘nuovi fedeli’ sono quel monolite islamico accreditato da certa pubblicistica sull’immigrazione – analizza Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa -. Le istituzioni hanno il compito di operare perché si possa costruire una società in cui la convivenza è riconoscere agli altri la stessa dignità che vorremmo fosse riconosciuta a noi stessi. La nostra regione è caratterizzata dalla convivenza di diversi culti che arricchisce il quadro culturale e religioso pluralista, con forte maggioranza ‘cristiana’ anche fra gli stranieri e con una presenza musulmana molto diffusa ma sostanzialmente stabile negli ultimi anni. Questo è il nostro contributo per rendere più sicura, serena, accogliente e civile la nostra società”.

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