Gli anglosassoni la chiamano Multidisciplinary Team Discussion, a Ferrara presso l’Ospedale di Cona, hanno preferito un nome più familiare ed hanno scelto la parola Pdta , l’acronimo di Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale. Si tratta di un circuito di accoglienza che abbraccia sin dall’inizio il paziente affetto da patologie che richiedono un trattamento complesso per accompagnarlo in ogni fase dell’assistenza. Sono attivi già diversi tipi di Pdta presso l’Azienda Ospedaliero – Universitaria incentrati sul trattamento dell’ictus, del tumore della mammella e del colon.
E’ stato inoltre creato il “Pdta Polmone”, in cui collaborano diverse figure professionali che accolgono i bisogni fisici e psicologici del paziente e della sua famiglia in tutto il percorso di cura. Diversi specialisti si incontrano ogni settimana per discutere i casi, definendo per ciascuno un trattamento personalizzato.
Il professor Giorgio Cavallesco, direttore dell’Unità Operativa di “Chirurgia 1”, all’interno della quale lavorano specialisti dedicati alla Chirurgia Toracica afferma che “il Pdta Polmone permette l’applicazione delle strategie più promettenti della medicina moderna creando una stretta sinergia tra specialisti di diversi settori, che assieme si prendono carico non solo della situazione clinica del paziente, ma anche di tutti gli aspetti della sua esistenza che possono essere influenzati dalla malattia”.
Il progetto è prima di tutto sinonimo di organizzazione e accoglienza personalizzata che ruota attorno all’individuo. La presa in carico è caratterizzata da un momento d’incontro per spiegare esattamente il percorso, i tempi e gli esami di approfondimento della situazione clinica.
I pazienti con sospetta neoplasia polmonare possono avere una valutazione pneumologica dedicata attraverso la collaborazione dei Medici di Medicina Generale. “E’ sufficiente un’impegnativa per visita pneumologica Pdta polmone. La collaborazione con i Medici di Medicina Generale è storicamente stretta e proficua nel territorio ferrarese e ha facilitato la costruzione di questo percorso”, commenta il dottor Nunzio Calia, Dirigente Medico dell’Unità Operativa di Pneumologia, (diretta dal professor Papi).
All’interno del Day Hospital Pneumologico, anche con l’ausilio di un’infermiera responsabile (case manager), vengono organizzati tutti gli appuntamenti successivi per esami o visite mediche. Non è pertanto necessario che il paziente richieda appuntamenti o si preoccupi di cercare eventuali specialisti: tutto viene organizzato automaticamente e con il minor disagio.
“In questo modo si può ridurre l’ansia delle attese dei referti o dei trattamenti. Consapevoli che a rendere più efficace il risultato non è il tempo con cui arrivano i referti degli esami, quanto la scelta delle corrette strategie diagnostico-terapeutiche” proseguono il professor Antonio Frassoldati e dottoressa Alessandra Santini rispettivamente Direttore e Referente oncologico per la patologia polmonare presso l’Unità Operativa di Oncologia.
Nel progetto Pdta polmone centrale è la presenza di un team affiatato, abituato a dialogare, a confrontarsi e a condividere le informazioni. Ne fanno parte personale infermieristico dedicato, quale l’infermiera case manager Stefania Pedrazzi, che accoglie il paziente e fornisce l’appuntamento con il gruppo di specialisti per la presa in carico; chirurghi per la valutazione clinica e il trattamento locale; radiologi e medici nucleari, con l’utilizzo di tecniche di imaging; pneumologi per la valutazione clinica e l’esecuzione di broncoscopie e biopsie; oncologi e radioterapisti per i trattamenti mirati chemioterapici e radioterapici; anatomo-patologi per le analisi citologiche e istologiche. Il progetto non si limita al solo polo ospedaliero di Cona: collaborano tutti gli specialisti della provincia (Ospedale del Delta e di Cento).
Da questa esperienza, nata nel 2012, è maturata una ricerca presentata dal dott. Nicola Tamburini del gruppo di Chirurgia Toracica prima al Congresso Europeo di Chirurgia Toracica e, successivamente, pubblicata sull’European Journal of Cardiothoracic Surgery, una delle riviste più autorevoli in materia. “Dal nostro studio – commenta il dottor Tamburini – è emerso come la gestione integrata del paziente affetto da tumore del polmone si traduca in un’assistenza di elevata qualità, anche in termini di sopravvivenza. Anche la chirurgia è diventata meno invasiva, consentendo di ottenere un intervento ugualmente radicale per l’asportazione del tumore senza però aprire il torace, utilizzando quindi tecniche toracoscopiche mini-invasive. “La nostra equipe, che include anche il dottor Pio Maniscalco e il dottor Francesco Quarantotto – ribadisce il professor Cavallesco – si è specializzata negli interventi meno invasivi. Attualmente circa il 70% delle procedure vengono eseguite attraverso piccole incisioni praticate sul torace e, a livello nazionale, siamo inseriti nel gruppo di studio per il perfezionamento delle tecniche meno invasive (Vats group) in cui il dottor Maniscalco è responsabile nel comitato scientifico”.
Anche la parte dei trattamenti radioterapici ha subito notevoli miglioramenti: “Attualmente, con l’aiuto di apparecchiature sempre più sofisticate, siamo in grado di colpire in modo selettivo solo il modulo tumorale, seguendo perfino il respiro del paziente” afferma il dott. Antonio Stefanelli, Referente della patologia polmonare all’interno dell’Unità Operativa di Radioterapia (diretta dal dottor Zini).
Le attenzioni del gruppo non sono rivolte soltanto all’attività clinica ma anche alla ricerca. “La collaborazione con i ricercatori dell’Università di Ferrara permette di eseguire studi preclinici che potranno avere un importante impatto per la cura del tumore del polmone”, precisa il prof. Giorgio Cavallesco.
Numeri.
Secondo i dati riportati dal Registro Tumori dell’Area Vasta Emilia – Romagna, nella Provincia di Ferrara nel il triennio 2009 – 2011 sono stati riscontrati 1106 nuovi casi di tumore del polmone. Per quanto riguarda la mortalità, tra il 2014 e il 2016 sono stati riscontrati 814 decessi per tumore del polmone che si attesta come prima causa di morte nella popolazione maschile e seconda nella popolazione femminile nella quale, tuttavia, sta eguagliando il tumore della mammella.
Alcuni dati sull’attività.
I chirurghi di Chirurgia Toracica eseguono circa 250 interventi l’anno per patologia polmonare, la maggior parte dei quali per nuove neoplasie; gli Oncologi gestiscono mediamente un numero di circa 300 nuove visite annuali di patologia polmonare in regime di Day Hospital, a cui vanno aggiunti i pazienti che necessitano di ricovero.
Indagine Quantitativa.
Da agosto a novembre 2016 è stato somministrato ai pazienti presi in carico all’interno del “PDTA Polmone” un questionario per valutare la percezione dell’esperienza di cura nell’ambito del percorso (questionario di autovalutazione “Opportunità per il trattamento in oncologia”, OPTION). Inoltre è stato consegnato un altro questionario ai professionisti del team multidisciplinare, chiamato “Strumento di autovalutazione del processo di cura” (CPSET). Entrambi i questionari sono strumenti validati.
Sono stati compilati 77 questionari OPTION e 38 CPSET, circa il 60,5% dei pazienti inclusi nello studio era di sesso femminile e di età media pari a 45 anni; i maschi erano invece predominanti nel gruppo dei professionisti sanitari (pari al 63,2%, con un’età media di 52 anni).
I fattori identificati come fondamentali sono 5:
– relazione di fiducia con il personale sanitario;
– informazione sul percorso di cura;
– informazione sui cambiamenti fisici legati alla malattia;
– sentimenti di abbandono;
– collaborazione tra professionisti sanitari.
L’importanza di sapere l’esperienza percepita dal paziente e del professionista all’interno del PDTA serve per migliorare il vissuto di cura rispetto alla continuità e integrazione dei servizi. I punti critici sono riscontrati soprattutto nella comunicazione con il paziente e nella cooperazione con ospedale-territorio. Questi saranno oggetto di azioni di miglioramento e sviluppo. I punti di forza sono legati alla fiducia riposta nel personale sanitario (per il 97,4% dei pazienti), inoltre i risultati mostrano che il coinvolgimento dei pazienti nei processi di cura influenza la loro soddisfazione per il trattamento ricevuto (98,7%). Gli operatori sanitari hanno anche creduto nell’importanza di concentrarsi sull’assistenza centrata sul paziente (97,2%), affermando che tra le competenze richieste è essenziale la capacità di comprendere le emozioni del paziente, ascoltarlo e trattarlo con rispetto (100,0%).