Grandissimo risultato per la jujitsuka emiliana Elisa Marcantoni che, nei giorni scorsi, conquista un bronzo molto prestigioso negli Emirati Arabi Uniti. 40 sono le nazioni presenti alla Mubadala Arena di Abu Dhabi, sui cui tatami 673 giovani jujitsuka provenienti dai 4 angoli del globo si danno battaglia per salire sul podio mondiale.
Elisa, quali sono state le tue emozioni e che cosa hai provato durante la gara?
Durante la gara c’è stata in me una tempesta di emozioni molto diverse: dalla paura e l’ansia alla determinazione e voglia di dare il meglio di me stessa. Volevo dimostrare a me e a tutti che fossi all’altezza della maglia che vestivo.
Quali sono stati i sacrifici, l’allenamento che ti hanno permesso di arrivare fino al podio mondiale?
Ho cominciato il mio percorso 10 anni fa, come tante bambine nella palestra del maestro Claudio Leprotti, il mio maestro. La mia avventura agonistica vera e propria è iniziata poco più di un anno e mezzo fa. Da subito, grazie alla preparazione tecnica insegnatami e alla mia determinazione, sono riuscita ad ottenere buoni risultati, grazie ai quali ho vestito la maglia azzurra al mondiale di Atene e all’europeo dell’anno scorso… il però era ancora lontano, e dopo l’europeo, ho capito che se avessi voluto la medaglia mondiale avrei dovuto aumentare gli allenamenti ed incrementare il bagaglio agonistico. Ho frequentato stage di maestri ad altissimo livello, campioni del mondo italiani e stranieri e sono sempre pronta e avida nell’imparare il più possibile da chi ha ottenuto successo. Ora faccio 4 allenamenti alla settimana, due nella palestra di Cento con il mio maestro, Claudio Leprotti, che continua ininterrottamente a farmi migliorare sulla via marziale, e due con il gruppo del jujitsu Shinsen con il quale affronto in dettaglio le sfide agonistiche e di preparazione atletica con alcuni dei migliori atleti nazionali e internazionali. Per riuscire ad allenarmi adeguatamente per i miei obiettivi, cerco di conciliare tutti i miei impegni scolastici e non… spessp devo scelgiere di non uscire la sera o rinunciare a tante cose che fanno le ragazze della mia età per riposare ed affrontare al meglio il giorno successivo… certo, non è facile, ma la medaglia che ho al collo è la prova che sono sulla strada giusta.
La tua trasferta non è stata solo gara, ma anche cultura, come da sempre si impegna la squadra di cui fai parte… come sono gli Emirati Arabi?
Prima di dedicarci anima e corpo alla gara, abbiamo avuto la possibilità di visitare Dubai ed Abu Dhabi, due bellissime città moderne. Durante la nostra permanenza abbiamo fatto gruppo e cercavamo di passare più tempo possibile insieme ai nostri amici e compagni di allenamento. Questo mi ha aiutato molto a scaricare la tensione e farmi vivere meglio l’esperienza.
Quali progetti hai per il futuro?
Appena tornata a casa sono riuscita a realizzare il risultato conseguito e ho capito che avevo realizzato il sogno di quando ero bambina. Adesso tornerò ad allenarmi cercando di migliorare ancora per riuscire ad arrivare sul gradino più alto del podio.
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