Eventi e cultura
24 Gennaio 2018
Alberto Ferretti racconta le insurrezioni popolari nel Basso Ferrarese raccolte nel suo libro. Presentazione in Ariostea

Le avventure storiche degli Insorgenti in un libro

di Redazione | 3 min

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Gli Insorgenti del Basso Po sono i protagonisti dell’omonimo libro del politico ferrarese Alberto Ferretti che per la prima volta presenterà il suo romanzo storico, tratto da una storia realmente accaduta, a Ferrara.

All’incontro, che si terrà venerdì 26 gennaio alle 17 presso la Sala Agnelli della biblioteca comunale Ariostea, parteciperà anche il prefatore dell’opera, il professor Massimo Viglione, docente universitario, storico e saggista, uno fra i massimi esperti del fenomeno delle insorgenze, ed autore di numerosi volumi sull’argomento.

Durante la presentazione libraria saranno proiettate immagini, documenti storici e filmati inerenti la storia in oggetto, tra cui un teaser tratto dal film che un’etichetta indipendente ferrarese intende girare sui fatti narrati nel libro.

L’ingresso è libero e a tutti i partecipanti verrà consegnato un piccolo omaggio, inoltre ci sarà la presenza di alcuni figuranti in costume dell’epoca.

L’autore, alla sua terza pubblicazione, tutte di carattere storico, si cimenta questa volta con il romanzo storico. E i fatti sono ambientati proprio nella zona del Ferrarese.

Si racconta delle insorgenze popolari antifrancesi che si verificarono tra il 1796 e il 1799 (passato alla storia come triennio giacobino) dal Trentino alla Calabria. Pagina di storia nazionale e locale praticamente sconosciute che vengono riportate alla luce dall’autore, il quale, attraverso studi e ricerche approfondite, riporta in vita personaggi realmente esistiti, come il cardinale Mattei allora arcivescovo di Ferrara, il mugnaio e capo insorgente di Cologna Valeriano Chiarati, il generale francese Mont Richard, che compì l’eccidio di Buttifredo, frazione di San. Martino, dove l’intero paese fu raso al suolo, incendiato e passati a fil di spada tutti i 31 abitanti comprese donne e bambini (una lapide è posta a ricordarlo) e il parroco giabobino di Copparo don Caparossa, assieme ad altri personaggi di fantasia, al fine di rendere la narrazione più fluida e coinvolgente.

Il romanzo racconta le avventure rocambolesche degli insorgenti, come venivano chiamati coloro che insorgevano in armi contro le angherie dei soldati napoleonici, e dei giacobini locali, i quali, oltre ai concetti nati dalla rivoluzione francese, imposero lo stato di guerra, l’arruolamento obbligatorio, una sequela di tasse pesantissime che portarono alla fame le campagne e le città, e la requisizione sistematica di ogni tipo di ricchezza. Questo poiché le campagne belliche di decine di migliaia di soldati fuori sede avevano necessità di grandi somme di danaro e ingenti quantità di viveri e munizioni per essere portate avanti.

L’esercito francese ebbe così l’ordine di requisire anche le opere d’arte. Tutti sanno che la vastissima collezione di opere del Louvre, in gran parte nasce proprio dal trafugamento avvenuto in quegli anni. Si spogliarono di ogni bene anche i monti di pietà, e con l’abolizione degli ordini monastici, e la relativa chiusura di tutti i monasteri e i conventi, vennero confiscati i valori e i beni artistici in essi contenuti.

Ma la rivoluzione portava con sé anche l’odio malcelato contro le monarchie storiche, contro l’ordinamento costituito, da essi denominato ancien règime, contro la religione cattolica e le usanze e le tradizioni popolari. E tutti questi motivi insieme fecero insorgere in armi contadini e artigiani insieme a commercianti, preti e nobili. Ogni ceto sociale, suo malgrado, fu costretto a difendersi e a difendere la propria terra e le proprie famiglie da quello che da tutti è considerato il più formidabile esercito di quei tempi, armandosi con quello che trovarono e dandosi alla macchia e alla guerriglia. Gli eserciti austro-russi affiancarono gli insorgenti nella guerra contro il giovane Napoleone con risultati alterni.

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