Con quali risorse è stato realizzato l’ospedale di Cona? A chiederselo è il Movimento 5 Stelle, che attraverso la consigliera Raffaella Sensoli ha depositato un’interpellanza alla Regione, e presto un esposto in procura, per fare luce sulle coperture finanziarie a disposizione dell’azienda ospedaliera di Ferrara durante l’esecuzione degli appalti per il nuovo ospedale.
Dubbi che, nelle preoccupazioni dei Cinque Stelle, si trasformano in cifre a sei zeri: nelle casse dell’azienda pubblica – e di conseguenza della Regione – ci sarebbe un ‘buco’ nei bilanci da ben 100 milioni di euro. Un deficit che secondo Sensoli potrebbe addirittura aver determinato o aggravato il fallimento di Carife, ovvero della banca che a detta sua si ritrovò ad anticipare questa elevatissima somma.
Ma andiamo con ordine: da dove saltano fuori i 100 milioni? La vicenda in realtà va avanti da diversi anni e se ne è parlato abbondantemente negli passati. Almeno dal 2012 quando l’Inail bloccò il finanziamento da 65 milioni previsto per l’azienda ospedaliera. In cambio di quel contributo, l’ente previdenziale sarebbe diventato proprietario di una parte della nuova struttura, che avrebbe ‘girato’ in locazione all’ospedale stesso. A determinare il dietrofront dell’Inail furono in particolare i problemi relativi alle norme antisismiche.
A quei 65 milioni mai arrivati si aggiungono poi i 30 che il Sant’Anna avrebbe dovuto incassare per la cessione del vecchio ospedale di corso Giovecca, ma l’operazione non è mai andata in porto. All’appello mancavano quindi – aggiunti interessi e oneri – 100 milioni, ma l’ospedale è stato comunque realizzato. Con che soldi? Ad anticipare il tutto, secondo il M5S “fu Carife, che nel 2012 non si trovava certo nelle condizioni più floride per lanciarsi in un finanziamento da 100 milioni senza garanzie di rientro”. Da qui il secondo grande dubbio della Sensoli: “E se la costruzione dell’ospedale di Cona avesse definitivamente compromesso i conti di Carife, che è fallita con 360 milioni di passività?”.
Su queste basi i cinquestelle temono che “ci possano essere delle ombre sulla regolarità dei bilanci del Sant’Anna – sostiene ancora Sensoli -. Mi auguro che la Regione ci smentisca e che non ci sia stato alcun danno nei confronti dei cittadini anche perché, se in un’azienda ospedaliera c’è un buco nei bilanci, per trovare le risorse si vanno a intaccare i servizi”.
Ma la faccenda non finisce qui. “Nei prossimi giorni presenteremo un esposto in modo da fornire agli inquirenti tutte le carte e i documenti di cui siamo venuti in possesso – conclude Sensoli –. Purtroppo Cona si dimostra ancora una volta il vero buco nero del nostro sistema sanitario, un ospedale sul quale la politica, le banche e le coop hanno costruito attorno un sistema di speculazione finanziaria sulla pelle dei cittadini”.
Ma probabilmente non ci sarà nemmeno necessità di depositare un esposto. E forse nemmeno una interrogazione, visto che – anche a ripercorrere i vari passaggi – “non c’è nessun ammanco”, come fa notare il direttore generale del Sant’Anna Tiziano Carradori.
Carradori, ricordando che si tratta di “cose avvenute ben prima del mio arrivo a Ferrara e comunque ben documentate”, chiarisce che “nell’attesa della dismissione dell’ex Sant’Anna di Corso Giovecca a Inail, la Regione ha finanziato in conto capitale i 30 milioni mancanti”.
Per quanto riguarda invece il mancato introito derivante dal dietrofront di Inail, i 65 milioni sono stati assegnati dalla Regione all’azienda ospedaliera nel 2009 attraverso una anticipazione di cassa: “ora l’azienda ospedaliera ha un debito di pari importo nei confronti della Regione. Ma con Carife non c’entra nulla”.
“D’altronde – ragiona Carradori – è così palese l’errore in cui cade chi crede il contrario, che è sufficiente pensare, con qualsiasi base di diritto pubblico o privato, che se così non fosse la banca creditrice ci avrebbe in ogni modo chiamato a restituire il prestito. Cosa che ovviamente non è avvenuta”.
Allo stato dei fatti Carradori fa sapere che non esistono contenziosi tra Regione e Inail per ottene il mancato guadagno, “ma esiste un contatto tra i due enti per verificare se ci sono possibilità per concludere l’operazione”.
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