
Rifiuti indifferenziati in via Canapa
Un documento di 39 pagine con 231 allegati. Si intitola “Discariche occultate”. È il prodotto di 42 anni di lavoro di un ex vigile di Ferrara, Stefano Bulzoni.
La sua relazione – rintracciabile sul suo sito personale www.ferraraamara.it – racconta oltre mezzo secolo di storia di discariche abusive, autorizzate, conosciute e sconosciute, sul territorio ferrarese, aperte poi richiuse, “al punto che oggi – spiega – non se ne trova spesso più traccia nell’elenco provinciale dei siti contaminati”.
Questo dossier è stato consegnato a tutti i gruppi consiliari, ma anche alla Procura della Repubblica, all’Isde (International society of doctors for the environment), alla presidente della Provincia di Ferrara, al sindaco di Ferrara, all’Arpa e all’Ausl.

La discarica Cà Leona con contenitori fitofarmaci (queste due delle foto inserite nel dossier)
Progetto per Ferrara ha fatto suo questo dossier e l’ha presentato questa mattina alla stampa. “Aprire una riflessione ed un confronto su temi posti all’attenzione della città” è quello che chiedono Valentino Tavolazzi e lo stesso Bulzoni, affinché sia avviata una analisi degli eventuali rischi per la popolazione ferrarese.
Il documento censisce 23 siti contaminati sul territorio di Ferrara. Fra questi emergono le più note discariche del quadrante est e la discarica comunale di Ca’ Leona (in via Eridano, dove “riposerebbero” nichel ,arsenico in falda, inquinanti chimici, rifiuti ospedalieri e dove sarebbero seppelliti anche degli automezzi), ma anche altre meno conosciute.
Bulzoni racconta e allega alla sua testimonianza anche documenti originali, foto, mappe. C’è anche una ricerca di informazioni sulla storia “oscura” dello smaltimento dei bidoni della nave dei veleni Karin B, allontanata dalle coste di mezza Europa: “non si riuscivano a trovare – riporta Tavolazzi enucleando le ricerche di Bulzoni – i registri di carico e scarico. E quella nave conteneva vernici, solventi, farmaci, morchie”.
L’ex vigile riferisce di “agricoltori costretti ad estirpare i propri frutteti danneggiati dalle diossine degli inceneritori, di peci clorurate raschiate dalle autoclavi e fanghi di espurgo scaricati abusivamente, di terreni inquinati restituiti ad attività agricola, di rifiuti industriali e pericolosi lasciati a ridosso di impianti di potabilizzazione, di analisi sulla concentrazione di Cvm, che ne indicano a volte percentuali di migliaia di volte superiori ai limiti di legge”.
In particolare altre aree finite sotto la lente di ingrandimento del dossier sono quelle di via Canapa (“dove si troverebbe dell’amianto”), di Aguscello, “dove viene coltivata l’erba medica ma non cresce”) e molte altre ancora. Fino ad arrivare al numero di 23. Tanti sono i siti che compongono la “mappa delle discariche”.
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