di Cecilia Gallotta
“Ho delle foto, ma non posso mandarvele”. Sono diverse, e medesime, le provocazioni lanciate dagli esercenti di via Carlo Mayr, che ormai da mesi lamentano la presenza sempre più tangibile di una vera e propria attività di spaccio concentrata nella loro zona.
“Nulla di nuovo” secondo Giuseppe Russo, proprietario di SempliSce (ex Cornetteros), che riporta l’angolo in via delle Volte e via Leoncorno come i due “punti fissi del ritrovo, che ormai conosciamo tutti”. Di nuovo però c’è stata la visita dell’assessore Modonesi al suo locale: “Abbiamo parlato di cosa si potrebbe fare, di deterrenti, di eventuali telecamere e di un possibile incontro con prefetto e questore, che però, con le feste, non è ancora avvenuto”.
E nell’attesa c’è chi ha avuto un’esperienza più ‘diretta’. “In due occasioni sono stato minacciato – riporta il proprietario dell’XI Tommaso Di Lascio – perché casualmente ho visto dove tenevano nascosta la roba. Ero uscito per fumare una sigaretta: la prima volta 15 grammi di marijuana sono usciti da una crepa sul muro a fianco del locale, la seconda erano 20. Non è stata una minaccia verbale ma col linguaggio del corpo – prosegue – col quale mi è stato intimato di andare via. E mi sono guardato bene dal rispondere: prima l’avrei anche fatto, ma adesso ho una famiglia”.
Si tratta “di una vera e propria organizzazione”, dalle parole di Di Lascio: “Sono almeno una quindicina, arrivano a partire dalle 10, e hanno ruoli ben precisi. Uno fa il palo, uno prende la roba, uno la vende, e così via”. Un “pessimo biglietto da visita” per questa parte del centro storico anche secondo le attività più a ridosso di corso Porta Reno.
“Difficile fare qualcosa”, secondo i proprietari della pizzeria Colpo di Stato, fra i più novelli in zona: “Si tratta di una zona universitaria – constatano -. Ferrara, a volte, fa la puritana: secondo voi perché vengono qua?”. Ma la difficoltà, per i più veterani, sta alla radice: “Chiamo regolarmente polizia e carabinieri – riporta Di Lascio – ma inutilmente. La roba non ce l’hanno mai addosso, e quand’anche l’avessero, con la bici si spostano velocemente e dopo 20 minuti sono di nuovo qui. E’ un problema impegnativo da risolvere adesso. Se fosse stato preso in tempo, come tante altre cose a Ferrara forse adesso non sarebbe degenerato”.
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