Attualità
18 Dicembre 2017
Aspre critiche dell'arcivescovo emerito: "La fede vale più della vita, spero nel referendum abrogativo"

Negri contro il testamento biologico: “Legge infame che maschera l’eutanasia”

di Redazione | 3 min

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In quella che doveva essere la presentazione di un libro su Beatrice d’Este, l’arcivescovo emerito di Ferrara Luigi Negri non ha voluto esimersi dal muovere aspre critiche contro la legge sul testamento biologico, approvata giovedì scorso dal Senato. “È una legge infame – sono le testuali parole di Negri -; è un’eutanasia mascherata sotto falso nome”.

“Lo Stato – continua con toni molto accesi – ha assunto competenze che non ha e che non gli spettano. Questa legge sottrae la persona al suo contesto parentale e affida la sua vita ai medici, che non hanno altro che rapporti tecnici con i loro pazienti”.

Dopo questa decisa presa di posizione, esorta il popolo cristiano a esporsi: “Coloro che vivono all’insegna del cattolicesimo devono in tutti i modi disincentivare da questo nuovo metodo le persone che conoscono. Spero che a breve si possa arrivare ad un referendum abrogativo”.

Infine, Negri arringa ancora i fedeli: “Avremmo potuto vivere senza sapere di essere italiani, ma non ignorando di appartenere al popolo cristiano. Spero che il testamento biologico possa essere visto dalle persone come una spinta a ritrovare la cristianità. La fede vale molto più della vita”.

Naturalmente l’arcivescovo emerito non è stato il primo ad esprimersi in questo senso sul “fine vita”, ma si è accodato al fioccare di critiche che da qualche giorno a questa parte stanno arrivando da un’ala della Chiesa cattolica, ad esempio dai vescovi di Torino e Trieste.

La conferenza, dal titolo “Il miracolo tra fede e scienza”, riguardava anche la presentazione del libro “Le lacrime della Beata” di Elena Bianchini Braglia, la quale ha approfonditamente studiato la vita di Beatrice d’Este. “Di Beatrice d’Este – esordisce la scrittrice – ce ne sono state ben tre nell’arco della stessa generazione; oggetto del mio studio è la seconda, oggi celebre per il miracolo dell’acqua che sgorga dal suo sepolcro, al Monastero di Sant’Antonio in Polesine a Ferrara”.

La vita di Beatrice è stata estremamente breve: è morta nel 1262, dopo soli sette anni da quando aveva preso i voti ed era diventata monaca. La sua esistenza ha comunque lasciato un segno indelebile nella comunità ferrarese: “Beatrice – prosegue l’autrice – era diventata famosa per aver creato delle speciali tisane curative, che distribuiva gratuitamente ai bisognosi e che le valsero l’appellativo di ‘angelo dei poveri'”.

Sono numerosissime le storie che si possono trovare sfogliando il libro, nel quale un intero capitolo è dedicato ai miracoli che la monaca avrebbe effettuato. Il miracolo più eclatante, però, è quello che avvenne dopo la sua morte: si narra che, a seguito di varie lotte fra il potere politico e quello religioso, il corpo di Beatrice si sia dissolto improvvisamente. Lo stupore delle monache che custodivano il sarcofago si tramutò in preghiera, e a distanza di qualche tempo, da una pietra posta sopra la tomba, iniziò a sgorgare la famosa acqua che vediamo ancora oggi.

Quest’acqua, che dalle analisi è risultata essere normalissima, presenterebbe delle peculiarità: lo stillicidio sarebbe più abbondante nelle stagioni secche che in quelle fredde, in più non ghiaccerebbe mai. Beatrice d’Este divenne poi beata nel 1774 grazie a papa Clemente XIV.

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