Voghiera
25 Novembre 2017
Il giornalista Ruotolo e i sindaci di Carlopoli e Casal di Principe ospiti a Belriguardo

Al Nord, dove prosperano le mafie del Sud

di Redazione | 2 min

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di Marcello Celeghini

Voghiera. “Il Nord Italia non deve sentirsi estraneo ai fenomeni mafiosi poiché è li che fanno affari e prosperano le mafie del sud”. Non usa mezzi termini Sandro Ruotolo, giornalista da anni sotto scorta per essere stato minacciato di morte dal clan dei Casalesi, durante l’incontro, dal titolo ‘Testimonianze extraordinarie di impegno civico’ svoltosi nel Salone delle Bifore del Castello di Belriguardo.

Oltre a Ruotolo erano ospiti della serata anche il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, e la vice sindaca di Carlopoli (Cz) Maria Antonietta Sacco, entrambi vice presidenti di Avviso Pubblico, la rete degli enti locali contro le mafie.

Dopo i casi conclamati di infiltrazione mafiosa in alcune ricche cittadine emiliane e lombarde che hanno posto al centro il tema di ridefinire la geografia mafiosa, ancora l’opinione pubblica fatica a comprendere la complessità del fenomeno e continua ad identificare le mafie come un problema solo del Mezzogiorno.

“Certo ci sono differenze tra il nord e il sud del Paese, ma se si pensa che il problema mafioso sia rimasto confinato al sud si commette un errore madornale- sottolinea Ruotolo-. La mafia trova la sua linfa vitale al nord, li il denaro viene riciclato e i capi mafia si arricchiscono e ampliano il proprio raggio d’azione lavorando qui sott’acqua. Nel Pil prodotto dal nord vi è una percentuale di traffici mafiosi. Qui al nord si assiste al generarsi di fenomeni mafiosi ed è ora che la cittadinanza attiva deve uscire fuori e stroncare il malaffare sul nascere prima che diventi un sistema rodato come purtroppo accade al sud”.

Secondo questo ragionamento il sud Italia si configurerebbe una sorta di ‘neo-colonia’ in mano a pochi corrotti e bacino di utenza per un vasto sistema clientelare, mentre il ridente nord fa prosperare le mafie. “La Sicilia- spiega Renato Natale- ha combattuto una vera guerra civile contro la mafia nell’immediato dopoguerra, guerra persa dallo Stato a causa della reticenza del resto della nazione nel riconoscere quel tipo di malaffare come dannoso per tutto il Paese e, quindi, fare fronte comune. Si è preferito sfruttare quel territorio per installarvi una vasta rete clientelare al servizio anche della politica”.

Il riconoscere fenomeni mafiosi a volte diventa un fatto educativo, ne è convinta la sindaca Maria Antonietta Sacco. “Se prendiamo ad esempio quello che è successo a Roma, vediamo che molti sono stati reticenti a definire quella rete clientelare come ‘mafia’, ma cosa altro può essere se non quello? I cittadini devono essere vigili e non prendere con leggerezza i fenomeni che legano cattiva politica al malaffare, ovunque questi emergano”.

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