Attualità
7 Novembre 2017
“Si premiano i virtuosi”. L’inceneritore brucerà sempre 130mila ton l’anno e servirà Ferrara e la regione

Calotte. L’assessore Ferri: “Vi spiego i benefici del nuovo sistema”

di Redazione | 8 min

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di Marco Zavagli e Mauro Alvoni

È il tema del giorno, anzi, della settimana. E rischia di rimanerlo ancora a lungo. Ferrara si è scoperta a prova di calotta. Il nuovo sistema di raccolta rifiuti sta creando disagi diffusi e sotto l’occhio di tutti. Le fotografie dei sacchetti abbandonati che imperversano su giornali e social dipingono scenari che la cittadina estense ancora non conosceva.

E insieme alla montagna di spazzatura sale anche il malcontento. Diretto verso amministrazione comunale e azienda Hera. Tanto che i detrattori non faticano a tacciare la giunta Tagliani di essere succube alla società di Via Diana.

Assessore Caterina Ferri, chi ha deciso di far partire la sperimentazione da Ferrara? Hera o il Comune?

Sono abituata a sentirmi accusare di essere asservita alla multiservizi. Non è una novità. Chi mi ha preceduta (l’assessore all’ambiente Rossella Zadro, ndr) era chiamata dai vostri commentatori ‘Rossella O’Hera’. La risposta però è solo una. L’abbiamo deciso noi. Nel luglio del 2014 il Consiglio comunale ha adottato all’unanimità una risoluzione che solecitava la giunta ad arrivare alla tariffa puntuale, per commisurare il pagamento all’effettiva quantità di rifiuto conferito da ciascuna utenza. Da allora è iniziata una serie di incontri della commissione competente per analizzare i vari sistemi di raccolta possibili. Da qui l’impulso di affidare ad Atersir uno studio di fattibilità. La gara a evidenza pubblica è stata vinta dall’ingegner Mario Sunseri della società LabelabSunseri produce nel 2015 uno studio che individua il metodo migliore per una città quale Ferrara tenendo conto di due esigenze imposte dall’amministrazione: non aumentare le tariffe e raggiungere gli obiettivi imposto dalla legge regionale 16 del 2015, vale a dire l’aumento della raccolta differenziata al 73%, la riduzione del 25% delle produzione di rifiuti pro-capite, il riciclaggio al 70% entro cinque anni.

Perché ritenete che questo sia il miglior sistema possibile per Ferrara?

Il sistema misto che stiamo implementando contempera diverse esigenze della nostra città, divisa tra centro e forese. Già dal 2015 ci sono 4mila utenze gestite con il porta a porta nelle frazioni; si parla di 7mila persone servite. Il porta a porta è presente anche in tutte le aree industriali e artigianali. Per il centro invece si è scelto quello con i cassonetti a calotta, partito con una sperimentazione positiva a Pontelagoscuro da novembre 2016 ad aprile di quest’anno. Si è scelto Pontelagoscuro perché è un quartiere di confine, che subisce gli abbandoni anche da altri territori, è un quartiere coeso e abbiamo ottenuto una risposta molto partecipata e attiva. All’inizio anche lì abbiamo notato un picco di abbandoni iniziale, dovuto al fatto che non si sapeva ancora come utilizzare la calotta o al fatto che non erano sufficienti i cassonetti. Il sistema ora è a regime e ha portato con sé anche la qualità del differenziato, aumentato sia per la carta che per la plastica. I dati oggi ci dicono che a Pontelagoscuro in un anno, dal settembre 2016 a quello successivo, la percentuale di differenziata è cresciuta del 4,1%, pari al livello di crescita degli ultimi 4 anni.

Ci sono altre città emiliane che hanno scelto sistemi diversi che sembrano funzionare. Pensiamo a Parma, dove si è andati verso il porta a porta spinto.

Per noi il modello Parma sarebbe stato più costoso, costringendoci a far sparire i cassonetti, cambiare il parco automezzi e in zona castrum avremmo obbligato i residenti a tenersi frazioni di organico in casa per due o tre giorni. Sempre in Emilia Rimini e Imola stanno seguendo il nostro esempio.

Non credete che a livello comunicativo si potesse fare di più?

Abbiamo fatto 50 assemblee pubbliche. In alcune zone hanno ottenuto una grande partecipazione, anche con più di 500 persone, tanto da spingermi a chiedere a Hera di aggiungere altri appuntamenti. In alcuni quartieri abbiamo notato una grande risposta. Per contro quelle in centro sono andate quasi deserte, nonostante gli orari fossero diversificati, alle 18 e alle 21. Evidentemente però l’aspetto della comunicazione non è stato sufficiente. Ho chiesto a Hera di intervenire su questo fronte e risolvendo alcuni problemi tecnologici che rendono meno chiaro l’uso delle calotte.

Sempre in tema di informazione, che senso ha produrre opuscoli informativi in due lingue, italiano e ferrarese, piuttosto che prediligere una delle lingue più parlate o conosciute dalle comunità straniere?

Su nostra sollecitazione Hera sta producendo altro materiale informativo, traducendo i vademecum in 4 lingue (inglese, francese, russo e cinese). Sono previste inoltre affissioni nelle diverse lingue nei luoghi a maggior concentrazione di stranieri.

Aumenteranno anche le isole ecologiche?

In questi due anni di studio si sono tenuti diversi confronti tra tecnici comunali e tecnici di Hera, per decidere dove collocare isole ecologiche complete e dove potenziare le esistenti. Per il centro città rifaremo sopralluoghi per capire dove è più utile collocarle.

Parliamo di tariffe.

Abbiamo preso l’impegno di non aumentare il costo complessivo del servizio già a partire dal 2018. Altrove, dove è stato introdotto il porta a porta, si è assistito a un incrementato della tariffa. Conto che riusciremo a mantenere invariato il costo servizio, ed alcuni arriveranno anche a spendere di meno (se non nel 2018 sicuramente nel 2019). Per venire incontro a tutti, chiederemo a Hera di programmare un numero di svuotamenti adattabile alle esigenze delle famiglie per numero di componenti, con casistiche ben individuate, come quelle delle famiglie con bambini fino a tre anni o anziani, comprese nelle tariffe. A livello di ente pubblico inoltre ci aspettiamo due tipi di benefici. Da una parte avremo il beneficio dal Conai (il consorzio che raggruppa circa un milione di aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi, ndr), che riconosce ai Comuni che gestiscono la raccolta differenziata un corrispettivo economico. Dal Conai arriverà un milione e trecentomila euro di ricavi per il 2016 e ci aspettiamo due milioni di euro nel 2018. Il secondo beneficio arriva dal fondo incentivante, che premia i comuni virtuosi che inviano complessivamente meno rifiuti a smaltimento. Attualmente per i ferraresi è un costo perché siamo ancora al di sotto del 70% e versiamo così ogni anno 200mila euro che vengono devoluti ai comuni già virtuosi.

Tornando alle colonne di rifiuti abbandonati in strada, Hera ha lasciato degli avvisi che lasciano presumere che non li raccoglierà.

Hera ritirerà sempre i sacchetti abbandonati. Nel centro città, dove fino a un mese e mezzo fa la raccolta dell’indifferenziato era porta a porta, ora i residenti non devono più esporre i sacchi. Se qualcuno si sbaglia o se ne dimentica, ovviamente il camion li raccoglierà. In via Contrari invece assistiamo al fatto che i sacchi del pattume vengono abbandonati da sempre fuori dai cassonetti, ben prima delle calotte. È uno dei punti dove collocheremo la fototrappola non appena saranno pronti i cartelli che avvisano che l’area è videosorvegliata.

Molti esperti, chiamiamoli i “rifiutologhi”, dicono che il sistema sia stato abbandonato in altre realtà, come Bolzano o Alessandria, che lo avevano sperimentato. In sintesi, all’aumento di differenziata corrisponde un aumento degli scarti nella stessa differenziata.


Noi abbiamo dei dati che ci tranquillizzano su questo versante. Vedremo. Sicuramente il nuovo sistema va accompagnato da un incremento degli sforzi dal punto di vista dell’educazione ambientale. Anche nel porta a porta chi vuol fare il furbo può mettere qualcos’altro nel sacco della plastica e inquina tutto un carico. Mi piace pensare che una volta che un cittadino decide di differenziare, lo faccia in modo coscienzioso.

C’è chi vede nell’adozione del nuovo sistema l’intenzione di blindare il contratto con Hera, che scadrà a dicembre. La barriera dell’investimento potrebbe scoraggiare eventuali competitor.


Parliamo di un investimento di circa 4 milioni di euro da ammortizzare. A fronte di un appalto che nei 15 anni si aggirerà attorno ai 325 milioni (calcolando in 25 milioni il costo annuo del servizio), mi sembra una cifra decisamente affrontabile.

Che fine farà l’inceneritore?

Il Piano regionale prevede di arrivare allo spegnimento degli inceneritori che inquinano di più. Quello di Via Diana non è tra questi, come invece lo è Ravenna. C’è da dire che non ci sono confini di delimitazione delle polveri. Il beneficio sarà per tutti se davvero verranno spenti degli impianti di termovalorizzazione. Ripeto, non sarà il caso di Ferrara, ma sicuramente ridurre la quota di rifiuti da conferire all’inceneritore e con i vincoli di prossimità della provenienza dei rifiuti farà sì che in un periodo di medio termine alcuni inceneritori della Regione verranno chiusi.

Ferrara quindi manterrà la quota di 130mila tonnellate l’anno di rifiuti da incenerire. E anche se ne conferiremo meno a livello locale vi confluiranno i rifiuti di altre città della regione.

Sono comunque rifiuti solidi urbani e non pericolosi, che incidono in maniera residuale sulla qualità dell’aria. Sono sicuramente peggio il traffico e il riscaldamento, cause principali di inquinamento da polveri sottili.

Chi ve l’ha fatto fare di cambiare il sistema di rifiuti l’anno prima delle elezioni?

Intanto l’abbiamo fatto due anni prima [ride]. Riteniamo sia giusto arrivare a un sistema in cui si premiano i cittadini virtuosi e diffondere una cultura ambientale collegata a un riconoscimento in termini economici. Calare le tariffe senza incidere sulla qualità del servizio credo sia un buon risultato per un amministratore. Ho una buona opinione dei miei cittadini e credo che questo picco di rifiuti abbandonati rientrerà una volta che il nuovo sistema sarà compreso. E su questo punto vorrei approfittarne per ringraziare chi in queste settimane, nonostante i cambiamenti e nonostante a volte la tecnologia si sia rivelata meno semplice del previsto, hanno dimostrato un grande senso civico nel continuare a differenziare e ci ha dato il beneficio del dubbio per riuscire a mettere in regime il nuovo sistema. La nostra volontà è non negare le difficoltà che ci sono ma cercare di risolverle.

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